Dietrofront di Netanyahu. Non ci sono spiragli, almeno al momento, per una tregua in Libano. Il premier israeliano, secondo Washington, prima avrebbe accettato il cessate il fuoco (la proposta americana e francese di uno stop di 21 giorni delle ostilità, sostenuta dall’UE e altri Paesi), ma poi ha ordinato di insistere con gli attacchi contro le postazioni di Hezbollah. Il risultato, l’ennesima ondata di raid ed un nuovo blitz mirato a Beirut, per eliminare il comandante sciita responsabile degli attacchi con i droni.
L’iniziativa diplomatica sul Libano aveva avuto un’accelerazione dopo che i vertici dell’esercito israeliano avevano annunciato i preparativi per un’incursione via terra. Un’escalation che secondo il presidente USA Joe Biden rischia di portare ad un conflitto su larga scala in Medio Oriente.
Le speranze di una pausa nelle ostilità si sono però infrante sul muro di Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano, arrivato a New York per intervenire all’ONU, non ha neanche risposto all’appello di USA e Francia, come ha fatto sapere il suo ufficio. Anzi, appena messo piede a terra dopo il viaggio ha affermato perentorio: “Continueremo a colpire Hezbollah con tutta la forza finché non riporteremo i residenti del nord nelle loro case”. Una decisione accolta con malcelata irritazione dalla Casa Bianca, che in serata ha puntualizzato attraverso la portavoce Karine Jean-Pierre che la dichiarazione comune per il cessate il fuoco era stata “coordinata” proprio con Israele.
Il ministro dell’ultradestra messianica Itamar Ben-Gvir ha dichiarato che il suo partito - Otzma Yehudit - abbandonerà la coalizione di Governo se verrà concordato un cessate il fuoco con l’organizzazione sciita paramilitare che opera in Libano. L’altro alleato di destra, il ministro delle finanze Bezalel Smotrich, ha criticato duramente una possibile tregua, affermando che l’unico obiettivo deve essere la distruzione di Hezbollah e l’eliminazione della sua capacità di minacciare i residenti del nord di Israele. “Il duo di fanatici”, come li chiama il quotidiano israeliano “Haaretz”, sta semplicemente facendo la sua parte in una commedia, sottolineano i media israeliani. Minaccia pubblicamente la stabilità del governo, ma a microfoni spenti va d’amore e d’accordo con il capo dell’esecutivo.
Il voltafaccia dell’ultimo minuto, con concessioni offerte e poi ritirate, è una tattica che Netanyahu ha già adottato nel corso del conflitto a Gaza. E così come ha promesso di fare nella Striscia, il leader israeliano ha annunciato di voler andare fino in fondo anche in Libano, per smantellare definitivamente Hezbollah. Bibi, inoltre, è sembrato scommettere ancora una volta sul fatto che gli USA, al momento delle scelte di campo, si sono sempre schierati con lo Stato ebraico. Come dimostra l’ennesimo e ingente pacchetto da 8,7 miliardi di dollari in aiuti militari.
Nel frattempo, per il quarto giorno consecutivo l’aviazione ha bombardato con intensità il Libano, affermando di aver centrato 75 obiettivi militari di Hezbollah nel sud e nella valle della Bekaa, fino al confine con la Siria. Nella capitale libanese invece è stato preso di mira Mohammed Surur, a capo delle unità aeree della fazione. Un altro pezzo grosso dell’élite militare del Partito di Dio, che era stato inviato in Yemen per addestrare gli Houthi nei raid con i droni. Secondo fonti dell’IDF, Surur è stato ucciso. Dal Libano verso Israele invece sono stati lanciati in un solo giorno circa 150 razzi, arrivati fino ad Haifa e alla città di Safad.
Il bilancio delle vittime nel Paese dei cedri ha continuato a crescere. Soltanto giovedì, secondo le autorità libanesi, sono state uccise 92 persone, inclusa una cittadina francese di 87enne, nel crollo di un palazzo. Sono oltre 700 le vittime da lunedì. Un dramma nel quale l’UE ha “deplorato il pesante prezzo pagato dai civili, compresi i bambini e il personale delle Nazioni Unite”. Disastrosa anche la situazione degli sfollati, arrivati a 100’000.
La situazione in Libano
Telegiornale 25.09.2024, 20:00