Giovedì il Regno Unito vive le sue ultime ore al ritmo delle regole europee e, dopo mezzo secolo di integrazione europea e quattro anni e mezzo della saga Brexit (con i suoi numerosi colpi di scena), inizia una nuova pagina della sua storia, ma in un contesto di profonda crisi. Alle 23.00 ora locale (mezzanotte a Bruxelles), segnate dai rintocchi del Big Ben, la Brexit diventerà una realtà per il Paese, che ha ufficialmente lasciato l'UE il 31 gennaio 2020, ma che ha beneficiato di un periodo di transizione.
"Il destino di questo grande Paese è ora saldamente nelle nostre mani", ha sottolineato mercoledì sera il primo ministro britannico Boris Johnson. Questo è "un nuovo inizio per la storia" del Regno Unito e "di un nuovo rapporto con l'UE come suo più importante alleato", ha aggiunto, dopo la ratifica espressa dal Parlamento britannico mercoledì scorso dell'accordo di libero scambio firmato lo stesso giorno da Bruxelles e Londra.
Mentre il lancio di un nuovo vaccino anti-covid ha messo in ombra la notizia dell'addio, sulla stampa britannica di giovedì, il Daily Mail ha parlato di "due giganteschi balzi verso la libertà", il Sun si è compiaciuto che la Brexit si sia "finalmente realizzata" e il Times la vede come "un addio a tutto".
Torna la frontiera per merci e persone. Finisce l'Erasmus
L'accordo commerciale, concluso in extremis, evita una rottura troppo brusca e le sue conseguenze potenzialmente devastanti per l'economia, ma la libera circolazione delle merci e delle persone attraverso il confine finirà. Gli esportatori e gli importatori dovranno compilare le dichiarazioni doganali e rischiano di far rallentare le loro merci alla frontiera per colpa dei controlli. Le aziende del settore finanziario, un settore importante a Londra, perderanno automaticamente il diritto di offrire i loro servizi nell'UE. E le università britanniche non saranno più ammesse al programma di scambio studentesco Erasmus.
Brexit, il giorno dopo
Telegiornale 25.12.2020, 21:00
Le paure degli imprenditori
Parlando con gli eurodeputati mercoledì, Boris Johnson ha espresso la speranza che questa mossa "ci permetta di passare a qualcos'altro". Ha detto che la comunità imprenditoriale non ha fatto mistero dei suoi timori sulle conseguenze di questo sconvolgimento e che il popolo britannico sta uscendo da un periodo di divisione.
Un accordo sofferto
Dal referendum del 23 giugno 2016, in cui il 51,9% degli elettori ha votato per lasciare il Paese, ci sono voluti tre primi ministri, ore di burrascose discussioni parlamentari notturne a Westminster e tre rinvii prima che il Regno Unito si sia definitivamente ritirato. Dopo un doloroso processo, solo alla vigilia di Natale le laboriose trattative sono sfociate in un accordo commerciale, lasciando solo pochi giorni per scrivere le sue 1'246 pagine. Se sarà adottato dal Parlamento britannico mercoledì, gli eurodeputati non voteranno sull'accordo fino al primo trimestre del 2021, richiedendo un'applicazione provvisoria. "Un Paese sta lasciando l'UE per la prima volta dopo più di 45 anni di convivenza (...) ma dobbiamo guardare al futuro" nonostante questo "triste" giorno, ha commentato il segretario di Stato francese agli Affari europei, Clément Beaune.
Sanzioni UE per prevenire la concorrenza sleale
Con grande sollievo di intere fasce economiche altamente connesse, l'UE offre al Regno Unito un accesso esente da dazi e contingenti al suo mercato di 450 milioni di consumatori, ma per prevenire la concorrenza sleale, prevede sanzioni e misure compensative in caso di mancato rispetto delle sue norme in materia di aiuti di Stato, ambiente, diritto del lavoro e fiscalità.
Pescatori britannici delusi dopo le mancate promesse di Johnson
Per quanto riguarda la pesca, argomento difficile fino alle ultime ore, l'accordo prevede un periodo di transizione fino al giugno 2026, dopo il quale i pescatori europei rinunceranno progressivamente al 25% del pescabile. Un risultato che ha profondamente deluso i pescatori britannici, la punta di lancia della Brexit, che avevano creduto nelle promesse di indipendenza e di riconquistata sovranità sbandierate in casa da Boris Johnson.
Brexit e l'ostacolo della pesca
Lorenzo Amuso 08.10.2020, 20:50
La pandemia e un'economia colpita dalla peggiore crisi degli ultimi 300 anni
E se Boris Johnson ha trionfato alle urne proprio sulla promessa di attuare la Brexit, da allora è stato tormentato dalla pandemia, con gli ospedali sull'orlo del collasso e un'epidemia con numeri impressionanti. Gran parte della popolazione ha dovuto rivivere il lockdown, e teme ulteriormente per le prospettive di un'economia colpita dalla peggiore crisi degli ultimi 300 anni.
Johnson perde il potente alleato Trump
Al di là della pandemia, le sfide sono notevoli per il Governo di Boris Johnson, che ha promesso di dare al Regno Unito un nuovo posto nel mondo, riassunto dallo slogan "Global Britain". Tuttavia il premier britannico perde un potente alleato con la fine della presidenza USA di Donald Trump, un fervente sostenitore della Brexit, che sta per essere sostituito alla Casa Bianca dal più europeista Joe Biden, un Democratico.
Irlanda del Nord e Scozia sognano di rientrare nell'UE
E ora Johnson dovrà anche dedicarsi a ricomporre le divisioni tra i britannici, che si sono fatti a pezzi sulla Brexit, al punto da vedere l'unità del Paese incrinarsi, con l'Irlanda del Nord e la Scozia, che sognano l'indipendenza, avendo votato a maggioranza contro l'uscita dall'UE.