“Ora le forze dell’ordine venezuelane hanno sgomberato le strade ma probabilmente, appena farà buio, gli studenti ricostruiranno le barricate e ci sarà di nuovo battaglia”. Il professor Giorgio Tonella, mesolcinese di Grono, già docente di informatica alla Facoltà di Economia all’USI (dal 1997 al 2007), risponde al telefono della RSI dal centro di Mérida, in Venezuela, che visita regolarmente. Conosce profondamente il paese e la città dell’Universidad de Los Andes, dove ha insegnato ingegneria dei sistemi per 30 anni. Soprattutto conosce quei giovani che ha contribuito a educare. E che ora non hanno più sogni.
Il professor Giorgio Tonella, mesolcinese di Grono, già docente di informatica all’USI
Sulle barricate, a lanciare molotov e a rischiare la vita sotto i colpi dei lacrimogeni della polizia e dei proiettili sparati dai paramilitari, ci sono soprattutto gli studenti. “Per loro in questo paese non c’è più futuro – sottolinea il docente -. Questa è una città a vocazione universitaria ma, con una prospettiva di uno stipendio mensile tra i 15 e i 50 dollari, l’unica opportunità al momento è quella di emigrare. Ma neanche questo è facile. Al contrario dell’UE, per muoversi da uno Stato americano all’altro ormai serve un visto. Un giovane venezuelano che vuole espatriare incontra le stesse difficoltà di un coetaneo africano che vuole raggiungere l’Europa. Gli Stati Uniti, soprattutto, sono ormai un miraggio”.
“La vita per i cittadini di Mérida è sempre più difficile, non diversa da quella di tutti i loro connazionali – spiega il professor Tonella -. Di giorno devono mettersi in coda per ricevere le derrate alimentari a prezzo calmierato distribuite dal Governo del presidente Maduro. L’alternativa è pagare cifre esorbitanti per le merci messe sul mercato nero, spesso dagli stessi negozianti che le hanno ricevute a prezzi calmierati dallo Stato. Un commercio che alimenta la corruzione e strangola il popolo”. “Già a partire dal tardo pomeriggio, poi, bisogna correre a chiudersi in casa – prosegue -. Dalle 17 alle 8 del mattino per strada può succedere di tutto. Le violenze per motivi politici sono all’ordine del giorno. Così come le rapine e i furti. Nessuno è più in grado di mantenere la sicurezza quando cala il buio”.
“Però non abbiamo ancora toccato il fondo – spiega il docente mesolcinese -. E’ per questo che il Governo di Maduro resiste ancora. I venezuelani, come i sudamericani in genere, si sono abituati a sopportare privazioni inimmaginabili per un europeo e questo rallenta il cambiamento”.
“Ora molti venezuelani sperano che si giunga a un compromesso tra il Governo e l’opposizione, affidando l'Esecutivo a una figura terza, probabilmente, come da tradizione sudamericana, a un militare; ammesso che quest'ultimo sia in grado di avviare le riforme necessarie, per rimettere in sesto il paese serviranno comunque 10/20 anni”.
Massimiliano Angeli