Il più sprezzante è stato l’ungherese Viktor Orban, amico sia di Putin che di Trump: per lui quella di Parigi è stata la riunione “di dirigenti frustrati, pro guerra e anti-Trump, che vogliono impedire un accordo di pace in Ucraina”. Anche altri assenti - come la presidente slovena, che pure non è certo pro-Putin - hanno espresso il dispiacere di non essere al tavolo.
Il vertice di Parigi - convocato per fare il punto su una “pace” che alcuni temono possa rivelarsi più letale di una guerra - è un segno dei problemi già nel suo formato: buona parte degli europei e degli alleati NATO non vi ha preso parte, in compenso c’erano il Regno Unito di Starmer, che la prossima settimana è atteso da Trump a Washington; la Spagna di Sanchez; la Germania di Scholz (all’ultima settimana prima delle elezioni), la Polonia di Tusk e l’Italia di Meloni, che fino ad ora ha tenuto un profilo bassissimo sulle critiche americane all’Europa.
Ma anche con pochi e selezionati partecipanti e senza l’obbligo di una dichiarazione comune (era un vertice informale) è stata dura trovare una posizione comune. C’è chi, come Starmer, già annuncia la disponibilità ad inviare truppe di pace in Ucraina, a fianco degli Stati Uniti e chi, come Scholz, trova questo dibattito “inappropriato e prematuro” o chi, pur sostenendo Kiev, esclude l’invio di propri militari, come Tusk.
Alla fine l’intesa c’è su pochi generici principi, come la necessità che le scelte siano condivise con gli USA (ma sono gli USA che non vogliono condividere le scelte con gli europei) o il bisogno di una pace giusta, non il riconoscimento della legge del più forte. Un accordo di cessate il fuoco senza una vera intesa sulla pace - spiegano in tarda serata fonti diplomatiche - sarebbe a giudizio di tutti i partecipanti assai pericoloso. Gli europei sono pronti a fare la loro parte con garanzie di sicurezza per l’Ucraina, ma il loro livello di impegno dipenderà da quello di Washington.
Per i due leader delle istituzioni UE presenti al tavolo delle discussioni - von der Leyen (Commissione) e Costa (Consiglio europeo) - “l’Ucraina merita la pace attraverso la forza, una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità e integrità territoriale. L’Europa assumerà pienamente la sua parte di assistenza militare. Al tempo stesso, abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa europea”.
Ma anche sul come arrivare a questa difesa, e come finanziarla, non c’è unità. L’Olanda, per esempio, presente a Parigi, non vuole sentire parlare di debito comune, come sempre.
Il vertice di Parigi, dunque, sembra finire come era iniziato, con gli europei costretti a misurare la loro impotenza. Non è servita nemmeno la telefonata ramoscello d’olivo di Macron a Trump, prima dell’inizio delle discussioni. Forse l’analisi migliore l’ha fatta Donald Tusk, primo ministro di una Polonia da sempre molto atlantista: “Tutti riconosciamo che i rapporti tra Europa e Stati Uniti sono entrati in una nuova fase”. La fase delle illusioni perdute.