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In 130'000 verso la Grecia

Cresce la pressione dei profughi sul confine turco-ellenico - Erdogan resta fermo con l'UE: "Si assuma la sua parte di oneri" - La testimonianza di Lorenzo Cremonesi

  • 3 marzo 2020, 13:53
  • Ieri, 19:47
01:55

RG 12.30 del 03.03.20 - Lorenzo Cremonesi dal confine greco-turco con Giuseppe Bucci

RSI Info 03.03.2020, 13:20

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È ormai quantificabile nella misura di 130'000 persone la massa di profughi che, dopo i più recenti sviluppi della crisi siriana, si sono diretti dalle zone interne della Penisola anatolica verso il confine con la Grecia. È almeno questo il dato riferito dal ministro degli interni di Ankara, Suleyman Soylu, che su Twitter ha definito tale cifra dieci volte superiore a quella riportata dalle autorità elleniche e dalle ONG internazionali.

Alcuni profughi qui ripresi sulle sponde del fiume Evros, nel tratto che segna il confine fra Turchia e Grecia

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Una pressione migratoria innescata dalla decisione di Recep Tayyp Erdogan di aprire le frontiere del suo paese con la Grecia e la Bulgaria. Il presidente turco, che cerca in tal modo di mettere sotto pressione l'UE e la NATO per ottenere sostegno alla campagna militare condotta da Ankara in Siria, si mostra inflessibile e, durante una conversazione telefonica con la cancelliera tedesca Angela Merkel, ha sollecitato l'Europa "ad assumersi la sua parte di oneri" nell'aiuto ai migranti.

La situazione in Siria e la determinazione di Atene

E mentre Erdogan si appresta a incontrarsi con Vladimir Putin (i colloqui col capo del Cremlino sono in programma per giovedì prossimo), non conoscono tregua le operazioni belliche lanciate dalla Turchia a Idlib, l'ultima roccaforte degli insorti siriani. Le forze turche, in particolare, hanno rivendicato stamani l'abbattimento con un missile di un caccia delle forze governative. Altri 327 soldati del regime di Assad - che gode del sostegno dalla Federazione russa - sono stati inoltre uccisi o feriti in combattimento dalle truppe di Ankara.

Kastanies: intervento in forze, fra militari e polizia, per blindare il confine

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Tornando al versante greco-turco della crisi, e al flusso migratorio sempre più intenso, il premier ellenico Kyriakos Mitsotakis ha sottolineato di attendersi un "fermo sostegno" da parte dell'UE. Intanto, qualificando la pressione al confine come una "invasione" e una "minaccia asimmetrica", il Governo greco ha rafforzato il valico di frontiera di Kastanies con numerosi effettivi militari e di polizia. "Fra sabato scorso e lunedì sera sono stati sventati 24'203 tentativi di ingresso illegale" e "183 persone sono state arrestate", precisa in una nota l'Esecutivo.

Gli appelli delle ONG e l'arrivo dei vertici UE

Numerose ONG hanno intanto messo in guardia Atene e l'Europa da possibili violazioni dei diritti dei richiedenti l'asilo. Lotte Leicht, responsabile della sezione europea dell'organizzazione Human Rights Watch, ha rivolto un appello all'UE chiedendo "misure efficaci che rispettino il diritto all'asilo e la dignità delle persone".

La testimonianza di Lorenzo Cremonesi

L'eterogeneità del flusso migratorio viene sottolineata dall'inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi, che in queste ore si trova alla frontiera turco-ellenica. "Queste persone sono profughi di lunga data. Non sono solo siriani. Sono afghani, sono pakistani, sono marocchini, alcuni africani... Qui di notte fa freddo. Sono accampati qui nella brughiera di fronte ai fili spinati e certamente stanno molto male, non hanno niente, sono veramente dei disperati", sottolinea il reporter ai microfoni RSI.

Nel pomeriggio di martedì è previsto l'arrivo, nella zona di Kastanies, dei vertici dell'UE. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il presidente dell'Europarlamento David Sassoli e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel visiteranno l'area al centro della crisi umanitaria e rilasceranno una dichiarazione comune.

AFP/ANSA/ARi

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