Non ha ancora prestato giuramento e il nuovo governo di Michel Barnier è già bersagliato dalle critiche delle opposizioni, minacciato da una mozione di sfiducia, subito brandita dalla sinistra in rivolta per un Esecutivo ritenuto ‘‘illegittimo” e troppo orientato a destra rispetto all’esito del voto dell’estate, quando la coalizione di sinistra Nouveau Front Populaire (NFP) si piazzò prima davanti ai macroniani e ai lepenisti.
Questo mentre i Républicains, il partito di Barnier, arrivarono quarti e adesso ottengono dicasteri importanti, come il ministero dell’Interno andato all’ultraconservatore Bruno Retailleau.
Intervistato da France 3, il segretario socialista, Olivier Faure, ha annunciato che la mozione di sfiducia - oggi fortemente sostenuta anche dall’ex presidente, Francois Hollande - verrà depositata dalla “gauche” subito dopo la dichiarazione di politica generale, che il premier savoiardo di 72 anni ed ex commissario UE pronuncerà il primo ottobre dinanzi ai deputati dell’Assemblée Nationale.
Composta da 39 ministri, la nuova compagine è stata annunciata sabato sera dal segretario generale dell’Eliseo, Alexis Kohler, dopo sedici giorni di trattative senza fine tra centristi, macroniani e Républicains. Mai, nella storia della Quinta Repubblica francese, ci era voluto così tanto tempo per formare un esecutivo come quello guidato oggi dall’ex capo negoziatore UE per la Brexit, noto in Europa per le sue doti di mediatore.
Barnier non esclude un aumento delle tasse per i ricchi
Il premier Michel Barnier, intervistato domenica sera al telegiornale di France 2, ha intanto dichiarato di voler chiedere ‘‘ai più ricchi di prendere parte allo sforzo di solidarietà”, senza ‘‘appesantire ulteriormente le imposte sull’insieme dei francesi’‘.
‘’Non voglio appesantire ulteriormente le imposte sull’insieme dei francesi che pagano più tasse di tutti i partner europei. Né sulle persone più modeste, né su chi lavora, né sulle classi medie”. Tuttavia, ha precisato Barnier posto dinanzi alla sfida di risanare i conti pubblici della Francia, ‘‘non escludo che nello sforzo nazionale bisognerà fare in modo che partecipino le persone più ricche”.
“Gran parte del nostro debito viene emesso sui mercati internazionali, esteri, bisogna mantenere la credibilità della Francia’‘, ha aggiunto il neopremier. Uno dei dossier più urgenti per Barnier, è la presentazione in tempi rapidi della manovra finanziaria 2025, in un contesto di forte deriva dei conti pubblici francesi.
Da Parigi Annalisa Cappellini
Telegiornale 21.09.2024, 20:00