L’India oggi era incollata agli schermi: in gran pompa il premier Narendra Modi ha inaugurato il nuovo tempio di Ayodhya, sorto in tempo record sulle rovine della moschea del 1’500 distrutta in sanguinosi scontri interreligiosi nel 1992.
“Finalmente il Dio Ram è tornato a casa”: cosi il premier Modi ha parlato alla folla di religiosi, politici e personaggi illustri, tutti vestiti di arancione, e ai migliaia di pellegrini accorsi per quello che è considerato come un importante luogo sacro dell’induismo.
La folla arancione
Il tempio non è ancora finito, ma l’idolo, la statua del Dio Ram all’eta di sei anni, è stato ugualmente posato, come si dice. Modi si è nutrito di noci di cocco per una settimana dormendo su una stuoia per terra, per poter essere l’officiante principale, a fianco dei preti. “Sono stato scelto da Dio per questo compito”, ha ripetuto nei giorni precedenti. E via, a offrire fiori di loto, olio, zafferano e a prostrarsi supino per diversi minuti.
Il premier Modi l'officiante
Tanta fretta, perché ci sono le elezioni in vista, in primavera, e tutti ci leggono l’inizio della campagna elettorale del BJP. Per questo le opposizioni, Rahul e Sonia Gandhi del Congress party in testa, sono state ben lontane da questo evento, che mischia religione e politica. A fianco di Modi c’era il leader dell’RSS il braccio militante del BJP, e il governatore dell’Uttar Pradesh, che è un monaco, yogi Adithyanat.
A Mumbai come in tutte le città e villaggi dell’India ci sono celebrazioni in strada, nei templi del dio Hanuman. Il pubblico, come previsto, appartiene alle fila del BJP e dell’RSS, non si capisce se si tratta di un rally politico, oppure di una festa religiosa. Dappertutto, il colore è l’arancio, o il giallo zafferano caro agli hindu.
Pochi di loro sanno che questo tempio grandioso si erige sulle macerie della moschea Babri Majid, distrutta da una folla inferocita nel 1992 cui seguirono scontri che provocarono migliaia di morti tra i musulmani. La teoria che prima della moschea ci fosse un tempio hindu non fu mai provata dagli archeologi, ma la battaglia si giocò nei tribunali, processo dopo processo, finché l’esito non fu quello desiderato da Modi: su questo terreno, sul mitico luogo di nascita del Dio Ram, nasce il tempio più grandioso. La moschea invece verrà ricostruita a 15 chilometri di distanza, e mancano i fondi. I pochi mezzi di comunicazione non allineati con questo governo si interrogano su uno spettacolo che sembra appartenere più al Medioevo che a un’India che vuole essere moderna e progressista.
RG 12.30 del 22.1.2024 Il servizio di Chiara Reid
RSI Info 22.01.2024, 12:38
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