Israele “non può accettare” la richiesta di Hamas che la fine delle operazioni militari nella Striscia di Gaza sia il presupposto di un cessate il fuoco: lo ha dichiarato domenica il primo ministro Benyamin Netanyahu, mentre erano in corso al Cairo discussioni per giungere a una tregua.
“Quando Israele dimostra buona volontà, Hamas persiste nelle sue posizioni estreme, prima fra tutte la richiesta di ritiro delle nostre forze armate dalla Striscia, la fine della guerra e la conservazione di Hamas stesso. E questo non possiamo accettalo”, ha dichiarato il premier, citato dai media, durante una riunione del suo Gabinetto.
“Israele non è disposto ad accettare” che gli uomini del movimento islamista e nazionalista palestinese ”lascino i loro tunnel, riprendano il controllo della Striscia di Gaza, ricostruiscano le loro officine militari e tornino a minacciare Israele”, ha dichiarato, citato in un comunicato stampa.
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Nel frattempo, Egitto, Qatar e Stati Uniti stanno cercando, da mesi, di ottenere un cessate il fuoco che porterebbe a una pausa dell’offensiva israeliana – scattata dopo il sanguinoso attacco alla Stato ebraico del 7 ottobre e che finora ha causato decine di migliaia di morti a Gaza – nonché il rilascio degli ostaggi rapiti da Hamas e dal Jihad islamico in cambio della liberazione di altri detenuti palestinesi incarcerati in Israele.
Hamas, presente al Cairo con una sua delegazione, ha dichiarato per parte sua che non firmerà alcun documento che “non preveda esplicitamente la fine della guerra”, mentre il primo ministro israeliano Netanyahu ha ribadito la sua determinazione a condurre un’offensiva militare su larga scala a Rafah, città nel sud della Striscia, considerata dallo Stato ebraico l’ultima roccaforte di Hamas. La paventata operazione è stata aspramente criticata dalla comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti, dato che a Rafah si trova attualmente oltre 1 milione di persone: incursioni e ulteriori bombardamenti avrebbero dunque un costo altissimo in termini di vite umane.
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Netanyahu si è quindi mostrato deciso a continuare la guerra. Immediata la risposta del leader di Hamas, Ismaïl Haniyeh, che ha accusato lo Stato ebraico di sabotare gli sforzi di mediazione.
In un comunicato, ha dichiarato che Netanyahu “vuole inventare continue giustificazioni per continuare l’aggressione, l’estensione (…) del conflitto e il sabotaggio degli sforzi compiuti dai vari mediatori e dalle parti”.
L’offerta dei mediatori, presentata ad Hamas alla fine di aprile, prevede una tregua temporanea combinata con il rilascio dei prigionieri palestinesi detenuti da Israele in cambio della liberazione degli ostaggi rapiti durante l’attacco del 7 ottobre che ha scatenato la guerra. Tuttavia, poche ore prima dei negoziati odierni, Hamas stesso ha dichiarato, per voce di un suo funzionario, che il movimento non “accetterà in nessun caso un accordo che non preveda esplicitamente la fine della guerra”.
Colloqui terminati
I colloqui sulla tregua al Cairo sono terminati verso le 17:00 (ora svizzera): la delegazione di Hamas ha annunciato che sta lasciando la capitale egiziana diretta a Doha. “L’incontro con il ministro egiziano dell’Intelligence è terminato, la delegazione di Hamas partirà per Doha per proseguire le consultazioni” con i leader del movimento, ha dichiarato un esponente del movimento che ha chiesto l’anonimato.
Le speranze di una tregua imminente tra Israele e Hamas si sono affievolite negli ultimi giorni, con le due parti che hanno mostrato posizioni inconciliabili.
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