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Israele e Polonia ai ferri corti

Stato ebraico contro la legge che impedisce di usare il termine “campi di sterminio polacchi”

  • 28 gennaio 2018, 18:07
  • 23 novembre, 02:46
Una foto scattata dall'esercito sovietico subito dopo la liberazione di Auschwitz il 27 gennaio 1945

Una foto scattata dall'esercito sovietico subito dopo la liberazione di Auschwitz il 27 gennaio 1945

  • Keystone

Israele si schiera contro la legge che il Parlamento di Varsavia si appresta a varare sull’Olocausto. Il testo ha suscitato profonda irritazione nello Stato ebraico. Prevede anche il carcere per chi definisce "polacchi" i lager creati dai nazisti dopo l'invasione della Polonia del 1939. La norma è stata approvata dalla Camera alla vigilia del Giornata della Memoria del 27 gennaio, la data in cui, nel 1945, le truppe sovietiche arrivarono a Oświęcim (in tedesco Auschwitz), scoprendovi il campo di concentramento.

Ad attaccare il testo - in preparazione da tempo - è stato lo stesso premier israeliano Netanyahu. "La legge - ha tuonato - è senza senso. Mi oppongo con fermezza: la storia non può essere cambiata ed è proibito negare la Shoah".

"Noi non cerchiamo di cancellare la Storia, ma cerchiamo piuttosto di attenerci alla verità", ha replicato il viceambasciatore polacco in Israele al termine di un colloquio al Ministero degli esteri. Nel territorio polacco occupato, i nazisti crearono sei campi di sterminio: Chelmo, Belzec, Sobibor, Treblinka, Maidanek, e Auschwitz-Birkenau.

Diem/ATS

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