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Italia al voto, anche per la Giustizia

Domenica alle urne per 51 milioni di elettori chiamati a esprimersi su cinque referendum e per rinnovare le amministrazioni di circa 1'000 Comuni

  • 11 giugno 2022, 12:23
  • 20 novembre, 15:45
02:42

L'Italia alle urne

Telegiornale 10.06.2022, 22:00

Di: ATS/Massimiliano Angeli 

In totale sono 51 milioni gli elettori chiamati alle urne domenica 12 giugno in Italia: si vota fino alle 23.00 in tutto il Paese per i 5 referendum sulla giustizia e per rinnovare le amministrazioni (quasi 9 milioni gli elettori coinvolti in questo caso) in circa 1’000 comuni (tra i quali Como e Monza). La precondizione perché i referendum abrogativi siano validi è che si rechi alle urne la metà più uno degli aventi diritto.

Lo spoglio partirà dai referendum, per poi passare, dalle 14.00 di lunedì, alle schede per le comunali e le eventuali elezioni circoscrizionali.

I cinque referendum sulla Giustizia

Sono cinque i quesiti sulla giustizia, promossi dai Radicali e dalla Lega. Si va dalla separazione delle funzioni per i magistrati alla legge Severino, fino ai limiti alla custodia cautelare; due quesiti riguardano più strettamente il funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM): le regole per le candidature e le valutazioni dei magistrati.

Incandidabilità e decadenza

Il referendum numero 1 (scheda rossa) chiede agli elettori se intendono eliminare le disposizioni del 2012 (legge promossa dall'allora ministra della Giustizia, Paola Severino), che prevedono l'incandidabilità, l'ineleggibilità e la decadenza automatica per chi è stato condannato in via definitiva per alcuni tipi di reato: dalla mafia al terrorismo, a quelli contro la pubblica amministrazione. Con il sì viene cancellato l'automatismo: dovrà essere il giudice, di volta in volta, a decidere se, in caso di condanna, occorra infliggere anche la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici. Chi si oppone non vuole abrogato un testo che rappresenta il più ampio intervento in materia di lotta alla corruzione degli ultimi anni.

La precondizione perché i referendum abrogativi siano validi è che si rechi alle urne la metà più uno degli aventi diritto

La precondizione perché i referendum abrogativi siano validi è che si rechi alle urne la metà più uno degli aventi diritto

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Custodia cautelare

Il quesito numero 2 (scheda arancione) interviene sulla limitazione delle misure cautelari in un processo penale. Oggi la carcerazione preventiva può essere disposta quando si prevede il rischio di inquinamento delle prove in un'inchiesta, di fuga di chi è indagato e il "concreto e attuale pericolo" di reiterazione del reato. Il quesito interviene su quest'ultimo aspetto, chiedendo di limitare i casi in cui può essere disposta la misura cautelare per il rischio di ripetizione del reato. Chi sostiene le ragioni del “Sì” intende abrogare l'ipotesi di reiterazione per alcuni reati che prevedono pene minori e per il reato di finanziamento illecito dei partiti. Chi è per il no sottolinea che il codice già prevede limiti, poiché il carcere come misura cautelare è possibile per reati che prevedono la reclusione non inferiore a cinque anni.

Separazione delle carriere dei magistrati

Con la scheda di colore giallo (numero 3) gli elettori devono esprimersi sulla separazione delle funzioni dei magistrati. Il referendum punta a rendere la scelta definitiva: se passa il Sì, il magistrato dovrà scegliere all'inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, e mantenere quel ruolo per tutta la carriera, con l'obiettivo di distinguere nettamente chi giudica da chi accusa. Chi è per il No, invece, vuole mantenere la possibilità che ha un magistrato di passare dalle funzioni di pubblico ministero a quelle di giudice, e viceversa. Al momento sono possibili quattro passaggi di funzione nell'arco della carriera. Sulla materia interviene anche la riforma della ministra della Giustizia Marta Cartabia all'esame del Parlamento, che propone un solo passaggio, entro 10 anni dalla prima assegnazione.

Valutazione dei magistrati

La scheda di colore grigio (numero 4) chiede di esprimersi sul sistema di valutazione dei magistrati, una prerogativa riservata al CSM, che decide anche sulla base di valutazioni dei Consigli giudiziari a livello territoriale. In sostanza, il Sì mira a consentire il voto dei laici - avvocati e professori - che siedono nei consigli giudiziari, per ottenere giudizi più oggettivi sull'operato dei magistrati. Chi è per il No sostiene che sia inopportuno il giudizio degli avvocati sui magistrati, che nel processo rappresentano la loro controparte. Sulla stessa materia interviene anche la riforma Cartabia, all'esame del Parlamento.

Firme per il CSM

Il referendum numero 5 (scheda verde) interviene sul meccanismo di selezione dei magistrati candidati alle elezioni del CSM. Il quesito propone di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura per l'elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura sia sostenuta da un minimo di 25 e un massimo di 50 presentatori. Lo stesso meccanismo è previsto anche dalla riforma CSM proposta dalla ministra della Giustizia. L'obiettivo dei referendari è arrivare a candidature individuali dei magistrati, senza il supporto preventivo di altri colleghi, nel tentativo di limitare il peso delle correnti. Chi si oppone mette in dubbio che questo basti a ottenere cambiamenti rilevanti.

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