A pochi giorni dallo sciopero della filiera di Amazon, a incrociare le braccia in Italia è un’altra categoria della new economy: i cosiddetti "rider", i fattorini a due ruote che consegnano pasti a domicilio.
Lo sciopero promosso dalla rete "Rider X i Diritti" per denunciare le condizioni di lavoro precarie si è tenuto venerdì in 30 città italiane con lo slogan "Nessuno ordina, nessuno consegna". I rider hanno infatti invitato i consumatori a unirsi alla protesta e boicottare per un giorno le principali piattaforme di food delivery.
La categoria di lavoratori punta ad avere un contratto collettivo nazionale e riuscire così a sostituire quello in vigore che alcuni definiscono “pirata”, in cui la retribuzione viene fissata a priori dalle piattaforme che si basano su un algoritmo “opaco”. Tra le rivendicazioni principali dei rider vi sono l’essere assunti come lavoratori subordinati, di superare il cottimo ottenendo una paga oraria garantita e di vedere riconosciuti i propri diritti e tutele come ferie, maternità, malattia e l'accesso agli ammortizzatori sociali.
“Non sai mai quante ore riuscirai a lavorare, quante consegne potrai fare e quanto te le pagheranno. Non sai mai quanto porterai a casa perché siamo pagati solo per la consegna”, racconta un rider di Milano, aggiungendo: “Ci sono giorni che guadagni 30 euro, altri 70, oppure se è un giorno che non ci sono ordini, uno va a casa senza niente”.