La caduta del regime di Bashar al Assad in Siria non indebolirà l’Iran, di cui Damasco è stata per decenni una fedele alleata. Lo ha sostenuto la guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, mercoledì nella prima dichiarazione pubblica dall’offensiva delle milizie jihadiste e filo-turche che hanno portato alla cacciata del dittatore siriano.
Secondo Khamenei, “non c’è dubbio che quanto successo sia il risultato di un complotto ordito da Stati Uniti e Israele”. Un Governo “vicino alla Siria ha avuto un ruolo evidente in questa vicenda”, ha aggiunto, alludendo probabilmente alla prossimità fra la Turchia e i miliziani.
Quanto accaduto nel giro di pochi giorni è un colpo duro per Teheran, per almeno due motivi: negli anni ha molto investito politicamente ed economicamente per sostenere il regime di al Assad che, di padre in figlio, reggeva le sorti siriane da mezzo secolo. Inoltre il territorio siriano garantiva il ponte terrestre per le forniture a Hezbollah in Libano, il gruppo più forte fra quelli che l’Iran sostiene nella regione.
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