La caduta di Bashar al-Assad

“L’HTS detta il ritmo degli eventi, al Jolani sembra essere uno stratega”

Siria, le considerazioni di Andrea Nicastro, giornalista del Corriere della Sera inviato a Damasco: “Serve ancora tempo per capire da che parte andrà il Paese”

  • 10 dicembre 2024, 13:23
  • 10 dicembre 2024, 19:27
02:48

Radiogiornale delle 12:30 del 10.12.2024: da Damasco, il giornalista inviato del Corriere Andrea Nicastro

RSI Info 10.12.2024, 12:59

  • EBU
Di: Radiogiornale/ludoC 

Il mondo ha lo sguardo puntato sulla Siria, dopo che gruppi antigovernativi hanno rovesciato il regime di Bashar al Assad. La situazione, tuttavia, resta fluida nel Paese arabo che si avvia verso una transizione del potere, anche a causa della presenza di vari gruppi armati.

“A Damasco ci sono gruppi armati provenienti un po’ da tutta la Siria, ma è già chiaro che l’organizzazione HTS di Abu Mohammad al Jolani sta dettando il ritmo della transizione”, spiega l’inviato del Corriere della Sera Andrea Nicastro, che attualmente si trova a Damasco e che è stato raggiunto telefonicamente dalla redazione del Radiogiornale.

L’HTS “ha nominato un primo ministro del Governo di salvezza nazionale e ha dichiarato di voler istituire un periodo di sei mesi di costituente per scrivere una nuova Carta fondamentale della Siria”, racconta Nicastro alla RSI. “Al momento i segnali sono di moderazione”, con l’HTS che dice “proteggeremo le minoranze, rispetteremo le altre religioni, non ci saranno vendette”.

Nicastro, tuttavia, ai nostri microfoni spiega che c’è già “qualche incrinatura in questa mostra di buone intenzioni perché oggi, per esempio, è stata annunciata la prima lista di proscrizione di responsabili di delitti definiti imperdonabili. Verrà reso pubblico il loro nome e verrà posta una taglia sulla loro testa”.

“Ora bisogna vedere come sarà composta questa lista perché se si arriva ai burocrati, ai colonnelli, ai sottosegretari, beh, allora si tratterà di epurazione vera e propria”, aggiunge l’inviato, con il rischio di un bagno di sangue. “Se invece saranno quattro, cinque, dieci, quindici nomi di persone che probabilmente si sono già rifugiate all’estero, allora forse sarà un momento catartico per tutto il Paese: quindi bisogna avere tempo per capire da che parte sta andando la nuova Siria”.

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Un miliziano siriano ad Hama

  • Keystone

Le strade della città di Damasco adesso sono piene di quelli che chiamiamo indistintamente miliziani, guerriglieri, gruppi armati o ribelli. HTS detta il ritmo degli avvenimenti, ma com’è caratterizzata la loro presenza? Come si distinguono i suoi membri dagli altri ribelli? “La loro presenza è evidente, si distingue molto dagli altri gruppi armati che circolano: sono disciplinati, hanno uniformi, rispettano gli ordini”, prosegue l’inviato del Corriere della Sera interpellato dalla RSI. “Al Jolani è riuscito a costruire in questi quattro o cinque anni di resistenza nella sua provincia di Idlib una macchina bellica di una certa efficienza. I suoi uomini hanno l’ordine di non essere aggressivi e non lo sono, ma, se arriverà l’ordine di cambiare atteggiamento, di sicuro saranno in grado di mostrare la faccia feroce. Però, al Jolani sembra essere uno stratega, uno che pensa sul lungo periodo, uno che sa cosa significano le pubbliche relazioni, la presenza internazionale della stampa che adesso comincia ad arrivare. Al Jolani sa che ha bisogno di far vedere al mondo che cosa è la nuova Siria che lui ha in mente”.

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