La ritirata russa da Kherson era stata annunciata, neanche troppo velatamente, già a ottobre. Il generale Surovikin, appena nominato responsabile dell’operazione speciale in Ucraina, come viene chiamata ancora a Mosca la guerra, aveva ventilato un mese fa decisioni difficili per la Russia, senza specificare a dire il vero quali, ma era apparso chiaro che la complicata situazione sul fronte meridionale avrebbe richiesto appunto cambiamenti radicali.
La conferma è arrivata poi dal ministro della Difesa Shoigu, che ha ufficializzato un paio di giorni fa quello che era in corso ormai da un paio di settimane, e cioè lo spostamento sulla riva sinistra del Dnipro e l’abbandono della città da parte delle truppe russe. Già la settimana passata erano scomparse le bandiere russe dagli edifici amministrativi: insomma, nessuna vera sorpresa.
Ora la bandiera ucraina sventola di nuovo a Kherson, oltre otto mesi dopo che i russi l‘avevano occupata. Era l’inizio della guerra e in pochi giorni le truppe del Cremlino erano riuscite a conquistare il capoluogo della regione confinante con la Crimea. Kiev si riprende così questo lembo di terra dopo un’avanzata favorita anche dalle nuovi armi con cui l’Occidente ha rifornito l’esercito ucraino. Si tratta di una vittoria chiara, sia dal punto di vista politico che militare. La città, come parte della regione, era stata annessa dalla Russia alla fine di settembre, con tanto di cerimonia in pompa magna al Cremlino. Adesso Vladimir Putin ha dovuto fare marcia indietro e sebbene da Mosca si sia detto che non si tratta di un‘umiliazione, la sconfitta è comunque pesante.
Si tratta però solo di una battaglia in una guerra che sembra ancora molto lunga. L‘inverno è alle porte, il conflitto molto probabilmente si congelerà. Due mesi fa l’esercito ucraino aveva sfondato la linea russa nella regione di Kharkiv, ma poi si è fermato, mentre la Russia ha riorganizzato le difese: è stato costruita la cosiddetta linea Wagner, che dovrebbe quantomeno rallentare l’offensiva ucraina. Nel Donbass le forze di Kiev sono in difficoltà nella zona di Bakhmut, dove i russi premono con costanza.
A Kherson, sulla sponda sinistra del fiume Dnipro, verso la Crimea, le truppe del Cremlino si sono ritirate, ma hanno organizzato tre linee di difesa che non sarà facile superare, soprattutto in inverno. L’Ucraina ha speso molto, soprattutto in mezzi e uomini, per raggiungere la vittoria di Kherson che ha costretto Mosca ad arretrare, non certo ad arrendersi.
Inoltre la tattica russa, sperimentata ampiamente nelle scorse settimane, con gli attacchi a tappeto contro le infrastrutture civili, non cambierà: Kherson in mano ucraina rimarrà comunque esposta ai bombardamenti a distanza, come accaduto a Mariupol, la città sul Mare d’Azov che nei primi tre mesi di guerra è stata rasa praticamente al suolo.
Lo sforzo militare ucraino è stato notevole, ma bisognerà vedere quanto ha intaccato le riserve, per una ipotetica avanzata sul breve periodo, verso la Crimea. Tra un paio di settimane arriverà l’inverno e il conflitto si congelerà. Da una parte Russia e Ucraina cercheranno di rafforzarsi per la ripresa in primavera, dall’altra ci sarà forse l’occasione di ragionare sull’apertura del dialogo; segnali negli ultimi giorni ce ne sono stati, ma non bisogna farsi troppe illusioni: il quadro è sempre quello di una lunga guerra di logoramento in cui è troppo presto per parlare di tregua o di pace.
Kherson, torna a sventolare la bandiera ucraina
Telegiornale 11.11.2022, 21:00