Dopo mille giorni di guerra l’Ucraina si trova probabilmente di fronte al bivio decisivo. Dopo l’insediamento a gennaio del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump si capirà davvero quale sarà la futura strategia dell’alleanza occidentale trainata da Washington, dal punto di vista sia militare che finanziario: se cioè si andrà verso un’ulteriore escalation, con maggiori aiuti e il confronto sempre più acuto con Mosca, oppure se si aprirà una finestra per il dialogo e il compromesso. Kiev, che dipende in toto dal sostegno esterno, non potrà fare altro che prendere atto della condotta scelta dall’esterno e reagire di conseguenza.
Piani di vittoria e di resilienza
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nelle ultime settimane ha lanciato il cosiddetto piano della vittoria, con cui spera ancora di raggiungere gli obbiettivi fissati, ossia quelli della riconquista dei territori ora occupati dalla Russia, dalla Crimea al Donbass, e la sconfitta di Mosca. A livello interno ha annunciato inoltre il piano di resilienza, il cui scopo è quello di mantenere salda la nazione di fronte all’aggressione russa, che ha già lacerato buona parte del Paese, non solo dal 22 febbraio del 2022, ma dal 2014, anno dell’annessione russa della Crimea e dell’avvio della prima guerra nel Donbass. Il piano interno del presidente consta di una decina di punti che vanno dalla sicurezza militare a quella energetica, dal rilancio economico alla sovranità culturale. Nonostante però la speranza dichiarata di chiudere a proprio favore il conflitto e risollevare stato e società dopo oltre dieci anni di combattimenti, che se hanno interessato prima solo le regioni orientali, poi hanno coinvolto tutto il territorio nazionale, la realtà è differente.
Maggioranza per i negoziati
Al di là delle questioni strettamente militari e del fatto che circa un quinto dell’Ucraina è occupato dai russi, con l’avanzata che prosegue, Zelensky si trova di fronte ad una situazione politica interna complicata, visto che l’andamento negativo della guerra ha eroso il consenso non solo tra gruppi di potere, ora concorrenti, e in parlamento, ma anche e soprattutto nell’elettorato e nella società. Dopo quasi tre anni di conflitto logorante, gli ucraini sono sempre più stanchi della guerra con la Russia e gli ultimi sondaggi Gallup, condotti a ottobre di quest’anno, hanno indicato che il 52% degli ucraini vorrebbe negoziati per terminare a guerra il prima possibile, mentre il 38% ritiene si debba continuare a combattere fino alla vittoria. Il supporto a favore della guerra è in discesa, soprattutto nelle regioni orientali e meridionali, dove arriva a circa il 60% rispetto all’oltre 80% di quelle occidentali, lontano dal fronte. Sempre secondo Gallup più della metà degli ucraini, il 52%, si dichiara disposto a concessioni territoriali come parte di un accordo di pace per porre fine al conflitto.
Problema demografico
Con l’arrivo del terzo inverno di guerra e la strategia russa dei bombardamenti sulle infrastrutture energetiche, che sono fondamentali sì per il funzionamento del complesso militare-industriale e logistico delle forze armate ucraine, ma interessano fortemente anche la popolazione civile, l’Ucraina è posta a sempre maggiori problemi. Secondo le Nazioni Unite sono sempre di più coloro che cercano rifugio all’estero: attualmente, oltre ai più di 3,6 milioni di profughi interni e ai circa 3 che hanno trovato rifugio in Russia, più di 6,2 milioni di persone hanno preso la via verso l’Europa. Queste almeno le cifre ufficiali, in difetto rispetto a quelle reali. Se molti dichiarano di voler tornare in patria alla fine del conflitto, spesso le prospettive di integrazione e lavoro in diversi Paesi offrono opportunità migliori. Dall’indipendenza nel 1991, quando aveva circa 50 milioni di abitanti, l’Ucraina si ritrova ad averne poco più di 30 e il problema demografico sarà uno dei maggiori nel prossimo futuro.
Questioni economiche
La guerra ha trascinato anche l’economia verso il basso, con il PIL che è crollato nel 2022 del 29%. I segnali di crescita, che a seconda delle fonti dovrebbe aggirarsi per questo e il prossimo anno sul 3%, sono relativamente indicativi alla luce delle prospettive di tornare ai livelli pre-crisi in tempi brevi. I problemi sono tutti collegati, visto che le risorse umane sono necessarie sia per la guerra che per l’economia e, se in aggiunta si aggiunge l’emigrazione, si capisce come il quadro sia tutt’altro che roseo, al di là del piano di resilienza. Come per gli aiuti militari, anche per quelli finanziari Kiev dipende dalla comunità internazionale: solo l’Europa ha fornito sino ad ora sostegno per oltre 118 miliardi di euro, mentre oltre 74 sono stati predisposti, ma non ancora arrivati nelle casse ucraine, stando ai dati dell’Ukraine Support Tracker dell’Istituto per l’economia mondiale di Kiel, in Germania. Il destino dell’Ucraina dipende in definitiva da quanto l’Occidente sarà disposto ad investire nel futuro, sia in termini economici che militari.
Mille giorni di guerra: qui, l’analisi dalla prospettiva russa:
Mille giorni di guerra in Ucraina
Telegiornale 19.11.2024, 12:30