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Kissinger, “intelligente e tremendamente realista”

L’ex segretario di Stato americano nel ricordo di Ennio Caretto, fra aneddoti, successi e responsabilità

  • 30 novembre 2023, 13:21
  • 30 novembre 2023, 15:14
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RG 12.30 del 30.11.2023 Il ricordo di Henry Kissinger di Ennio Caretto

RSI Info 30.11.2023, 13:16

  • keystone
Di: RG/pon 

“Ho incontrato Henry Kissinger parecchie volte. Ho viaggiato al suo seguito, ho mantenuto i contatti con lui dopo che ha lasciato la politica attiva e debbo dire che era un uomo di straordinaria cultura e di straordinaria intelligenza da un lato, ma anche di un tremendo realismo, di una tremenda praticità dall’altro”. Il ricordo è di Ennio Caretto, storico collaboratore della RSI da Washington. Kissinger, afferma il giornalista, “era un uomo che aveva un concetto globale della politica estera e che ha avuto il merito di cambiare la rotta su cui gli Stati Uniti si erano avviati, sia nei confronti della Russia, sia nei confronti della Cina negli anni più duri della Guerra fredda”.

I successi della sua diplomazia erano dovuti anche all’attenzione ai dettagli e alla conoscenza delle persone, come nel caso del leader sovietico Leonid Brezhnev...                

“Nel ‘73 Brezhnev venne negli Stati Uniti per un vertice con Nixon. Kissinger sapeva che Brezhnev era un fanatico, letteralmente, dei western. Gli fece incontrare l’attore che interpretava lo sceneggiato “The Rifleman” Chuck Connors era un gigante. Brezhnev arrivò all’eliporto, dove noi ci trovavamo tutti insieme con Kissinger, con Nixon, eccetera. Scese dall’elicottero, vide Chuck Connors e corse per prima cosa verso Connors. Lo abbracciò. Chuck Connors lo sollevò di peso, lo fece roteare tra gli applausi e le risate di tutto il pubblico. E il motivo quale era? Era che Kissinger voleva che Brezhnev fosse rilassato e fosse ben disposto al vertice con Nixon che incominciava in quel momento”.

Le competenze di Kissinger sono state riconosciute anche dopo il suo addio alla vita politica. È stato consulente per praticamente tutti i presidenti americani dagli anni 70 ad oggi. L’anno scorso fu accolto in Cina con grandi onori.

“Kissinger ha avuto un’influenza notevole sulla politica estera americana per tutto il resto della sua lunga vita e io non ho nessun dubbio che abbia contribuito al successo, sia pure moderato, del vertice tra Biden e Xi. Ultimamente, io credo che lui abbia gettato le basi di una soluzione del conflitto ucraino non a breve termine ma a lungo termine, senz’altro sostenendo la tesi che risponde poi al suo realismo e cinismo di fondo, che la linea di demarcazione deve essere la Crimea ai russi con una piccolissima parte del Donbass. Una delle direttive fondamentali di Kissinger è stato il “decoupling”, cioè il distacco tra la Russia e la Cina. Kissinger ha trascorso buona parte della sua esistenza pensando a come tenere separati questi due colossi comunisti nel corso della Guerra fredda, e anche dopo, per permettere agli Stati Uniti di continuare a dominare la politica estera mondiale. La cosiddetta triangolazione”.

Kissinger ha segnato sicuramente il XX secolo con i suoi successi diplomatici ma la politica statunitense di quegli anni è contraddistinta anche da un approccio “spregiudicato”. Il suo realismo e il suo pragmatismo si sono manifestati per esempio con l’appoggio alle dittature militari in America latina, Cile e Argentina in primo luogo.

“Kissinger, che fu premiato col premio Nobel della pace dopo la guerra del Vietnam, in realtà ha avuto secondo me qualche responsabilità pesante in quanto è successo, in Cile soprattutto. Kissinger era un conservatore, non voleva che nel giardino di casa degli Stati Uniti il comunismo prendesse veramente piede”.

Determinante fu anche il suo ruolo nella risoluzione del conflitto arabo israeliano del ‘73 della guerra della Kippur. Alla luce di quanto sta succedendo a Gaza? Quanto sarebbe utile una figura come la sua.

“Se ci fosse un altro diplomatico della sua statura e della sua autorevolezza, probabilmente i combattimenti verrebbero sospesi e si riprenderebbe il dialogo che fu iniziato a Oslo al principio degli anni ‘90. Kissinger era un ebreo tedesco che era fuggito, si era salvato dalla Shoah a 15 anni andando negli Stati Uniti ed era diventato poi professore a Harvard. E ha sempre confessato di essersi trovato in difficoltà nel cercare di risolvere il problema palestinese proprio per questa sua storia personale. Però è anche fondamentalmente l’uomo che ha indicato che la coesistenza pacifica tra i due Stati è l’unica via d’uscita”.
                

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