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L’Ucraina cerca soldati, anche tra i rifugiati all’estero

All’esercito di Kiev servono 500’000 uomini e un sito internet lancia il reclutamento - “È un tema, ma la Svizzera non rimpatrierà nessuno”, dice il deputato Martin Bäumle

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Reclutamento in Ucraina, preoccupazioni in Svizzera

Telegiornale 15.03.2024, 20:00

  • Reuters
Di: TG/Paggi/RSI Info 

L’Ucraina necessita di nuove leve per combattere contro la Russia e per convincere i civili ad arruolarsi ha lanciato una campagna di reclutamento e addestramento. ”Mancano le persone normali motivate a combattere. Dunque abbiamo creato un sito Internet e lanciato una campagna di reclutamento civile”, dice Ivan Buryak, sergente ucraino della Brigata 93.

All’esercito di Kiev, in questo momento, servono 500’000 soldati. Per questo si discute di una nuova legge sulla mobilitazione, che dovrebbe facilitare il reclutamento in patria, ma anche all’estero, come ha spiegato il ministro della difesa Rustem Umerov a Bild tv. “Vogliamo una situazione giusta ed equa per tutti, ne va del nostro paese. Manderemo un invito a chi vive all’estero. Possono venire e servire l’Ucraina. Dovranno comunque risponderci. Ricordiamo che è una guerra della Russia contro di noi”.

In Germania si calcola vi siano 190’000 rifugiati ucraini in età di reclutamento. In Svizzera sarebbero qualche migliaia. E poi ci sono quelli che si trovavano nella Confederazione già prima della guerra. Per il consigliere nazionale dei Verdi liberali Martin Bäumle, copresidente del gruppo di amicizia Svizzera - Ucraina, “nella comunità è un tema, lo si capisce se si parla con gli ucraini. Sono preoccupati e si chiedono cosa succederebbe se questa legge dovesse entrare in vigore. Io rispondo che la decisione spetta naturalmente all’Ucraina, ma quel che è certo è che la Svizzera non rimpatrierà nessuno e non permetterà di fare reclutamenti forzati.

La nuova legge - che prevede una stretta sulle esenzioni dal servizio e sanzioni per chi non da seguito alla chiamata - fa discutere da oltre due mesi il parlamento ucraino, tra rinvii e emendamenti. Una discussione che è seguita con attenzione anche da noi.

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