Se a Bruxelles il vertice dell’Unione Europea di giovedì è stato proiettato verso il futuro a medio e lungo termine, con il lancio del progetto per il riarmo “Rearming Europe”, tutto ancora da definire nei dettagli, per quel riguarda il presente la questione ucraina è rimasta sostanzialmente bloccata: è arrivato il sostegno a Kiev con l’adozione finale di una dichiarazione, non condivisa dall’Ungheria, con cinque principi da seguire per arrivare alla pace, che sono appunto idee e non proposte concrete, e le mosse sul sostegno militare nel caso del prolungamento della guerra e del disimpegno statunitense sono state di fatto rimandate. I prossimi passi saranno quelli della cosiddetta coalizione dei volenterosi europei che dovrà supplire ai possibili deficit statunitensi. Alla luce dei tre anni di guerra appena trascorsi, compito tutt’altro che semplice.
L’Ucraina ha bisogno di aiuti immediati
Per quanto riguarda infatti gli aiuti militari, secondo i dati dell’Ukraine Support Tracker dell’Istituto per l’economia mondiale di Kiel, dopo gli Stati Uniti (64,1 miliardi di dollari), la Germania è il sostenitore europeo più forte dell’Ucraina (12,61), seguita da Gran Bretagna (10,07), Danimarca (7,54), Olanda (5,85), Svezia (4,69) e Polonia (3,64). La Francia del presidente Emanuel Macron, in prima fila nello schieramento europeo nella narrativa antirussa, ha contribuito solo con 3,5 miliardi; sia i caccia da combattimento Mirage che i missili a lunga gittata SCALP sono stati promessi, ma sono arrivati in numero molto esiguo a Kiev; Parigi inoltre continua ad importare gas russo e collabora con Mosca nel settore del nucleare. Al di là di queste evidenze, che contrastano non solo con la narrativa dell’Eliseo, ma replicano l’ampia forbice tra quello che molti Paesi dell’Unione dicono di voler fare e poi non fanno, il punto critico per l’Ucraina non riguarda gli aiuti militari, che in assenza di quelli statunitensi dovrebbero essere più che raddoppiati, da subito, per mantenere lo stesso livello, almeno quantitativo.
La Russia ha maggiori riserve umane
Quella in cui sono impegnate adesso Mosca e Kiev è una guerra di logoramento che se da un lato, da parte occidentale, europea e non più statunitense, ha come obbiettivo quello di continuare a sostenere l’Ucraina e di indebolire la Russia, dall’altro viene combattuta sul territorio dell’ex repubblica sovietica dalle forze armate ucraine. Se il supporto militare e tecnologico, oltre che finanziario, della coalizione di paesi occidentali può aumentare la capacità difensiva di Kiev, è però evidente che c’è un fattore fondamentale che colloca comunque l’Ucraina in posizione di svantaggio: quello dell’inferiorità delle risorse umane, che non può essere ribaltato se non con l’ingaggio diretto dei Paesi alleati, disposti a inviare militari a combattere a fianco degli ucraini.
Esclusa questa possibilità, sul campo rimane la superiorità russa e l’impossibilità ucraina di competere a parità quantitativa di forze. La differenza si è già esplicitata sin dal 2023 e dal fallimento della controffensiva ucraina ed è cresciuta nel 2024, dopo l’incursione delle truppe di Kiev nella regione russa di Kursk, che ha scoperto il fronte del Donbass consentendo l’accelerazione della penetrazione russa verso l’oblast di Dnipropetrovsk.
Incentivi di 21’000 franchi per chi si arruola
Già sotto l’amministrazione di Joe Biden, gli alleati occidentali hanno tentato di ridurre il problema dell’inferiorità numerica, cercando di convincere Volodymr Zelensky ad abbassare l’età della circoscrizione a 18 anni. Fino a qualche mese fa essa era stabilita a 25 anni e al momento l’esercito ucraino recluta su base volontaria i ragazzi tra i 18 e i 24 anni; le nuove misure, introdotte per cercare di tamponare i deficit al fronte, non sono però chiaramente sufficienti. Con l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump la questione è passata in secondo piano, ma a seconda di come andranno i negoziati per la pace, che di fatto non sono ancora stati avviati, è possibile che ritorni d’attualità nel caso di un prolungamento del conflitto.
A febbraio è stata lanciata l’iniziativa denominata “La generazione decisiva adesso”, con incentivi economici per i giovani che si arruolano: per loro un premio di 1 milione di grivne (poco più di 21’000 franchi), mutui sovvenzionati, istruzione universitaria gratuita e il diritto di viaggiare all’estero dopo aver completato il servizio. Sebbene non circolino numeri ufficiali, non sembra che i ragazzi ucraini siano desiderosi di andare al fronte, soprattutto in questa fase della guerra.
Chi è all’estero vuol tornare a guerra finita
Rispetto al primo anno di guerra il numero dei volontari si è sensibilmente ridotto e quello dei disertori è aumentato, circa 18’000 casi nei primi 9 mesi del 2024, ma le cifre riportate dai media ucraini sono parziali e in difetto. In base alla legge marziale in vigore, alla maggior parte degli uomini di età compresa tra 18 e 60 anni non è consentito lasciare il Paese e negli ultimi mesi il governo di Kiev ha adottato misure restrittive per evitare fughe all’estero. Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite le persone fuggite dall’Ucraina dall’inizio del conflitto sono quasi 7 milioni e il 90% è costituito da donne e bambini; circa il 10%, quasi 700’000, sono uomini che in parte potrebbero essere chiamati al fronte; solo in Germania, il Paese che ha accolto più profughi, oltre 1,2 milioni, sono circa 300’000. Secondo le stime statistiche nove ucraini su dieci vogliono tornare nel proprio Paese, ma a guerra finita.

Nuovo massiccio attacco russo in Ucraina
Telegiornale 07.03.2025, 12:30