Taylor e Travis vivono in una bella casetta alla periferia di Austin, in Texas, uno dei tredici Stati che dopo la sentenza della Corte suprema del giugno 2022 ha messo al bando l’aborto, spesso anche in caso di stupro o di gravi anomalie del feto. In altri 4 Stati l’interruzione di gravidanza è diventata illegale dopo la sesta settimana, quando molte donne nemmeno sanno di essere rimaste incinte.
Dopo numerosi tentativi con l’inseminazione in vitro, due anni fa Taylor ha scoperto di aspettare una bimba, Phoebe. Alla diciassettesima settimana una ecografia anatomica ha però rivelato una grave anomalia cerebrale. La prognosi: la bimba non ce l’avrebbe fatta. Ma a causa delle leggi adottate dal Texas, l’aborto non poteva essere praticato, poiché la madre non era in imminente pericolo di vita. Da sola, la grave anomalia cerebrale del feto non costituiva un’eccezione.
Taylor, 32 anni, e Travis, 35, hanno quindi dovuto cercare una soluzione d’emergenza al di fuori dello Stato, lontani da famigliari e amici, prima in New Mexico, infine in Colorado, dove Taylor ha potuto abortire, in una città che non conosceva, circondata da medici che non aveva mai visto prima.
Taylor Edwards nel salotto di casa con in mano un quadretto con le impronte dei piedi della piccola Phoebe
Alla fine, l’odissea della giovane coppia texana ha avuto la sua happy end: proprio grazie all’interruzione di gravidanza, Taylor ha potuto rimanere nuovamente incinta e nel marzo di quest’anno è nato Reid. La prova che non è necessario essere favorevoli o contrari all’aborto, ma che a volte il sogno di costruire una famiglia passa proprio da un’interruzione di gravidanza effettuata in tempo e in un contesto sicuro.
Il 5 novembre - in dieci Stati tra cui la Florida e l’Arizona, uno dei sette swing states - gli elettori dovranno non solo scegliere un presidente, ma anche esprimersi sul diritto all’aborto. Con Kamala Harris e i democratici che sperano di cavalcare le ali delle libertà riproduttive per mobilitare l’elettorato moderato.