La scheda

L’eredità di Gorbaciov 40 anni dopo: dalla glasnost alla perestrojka

Eletto segretario generale del PCUS nel 1985, è amato in Occidente ma controverso in Russia, dove il crollo dell’URSS è un trauma ancora vivo

  • 13 aprile, 10:16
533944869_highres.jpg

Gorbaciov in una fotografia del 1990

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

L’11 marzo del 1985 Mikhail Gorbaciov veniva eletto segretario generale del PCUS, il Partito comunista dell’Unione Sovietica. Per il paese iniziava una nuova era, caratterizzata da cambiamenti fondamentali basati soprattutto sui concetti di glasnost (trasparenza) e perestrojka (ristrutturazione), che avrebbe condotto nel giro di pochi anni alla dissoluzione dell’URSS. Se il programma di riforme politiche ed economiche iniziato quarant’anni fa non si concluse secondo le speranze del Cremlino, la strategia di Gorbaciov, morto nel 2022, è stata comunque fondamentale nel determinare gli sviluppi interni di quella che al tempo della Guerra Fredda era l’unica potenza mondiale insieme agli Stati Uniti e nella ridefinizione appunto del ruolo di Mosca sulla scacchiera internazionale.

Impopolare in Russia, eroe in Occidente

In questo quadro è evidente la differenza della percezione del suo ruolo e della sua figura in Russia, dove è considerato uno dei leader peggiori del passato recente e lontano, mentre all’estero è ricordato come un eroe proprio per il contributo determinante al disgelo tra USA e URSS. Secondo una ricerca pubblicata in all’inizio di aprile dal Levada Center di Mosca, in occasione dell’anniversario dei quarant’anni della perestrojka, la maggior parte dei russi (59%) valuta ancora l’operato di Mikhail Gorbaciov in maniera negativa e solo il quinto (20%) positivamente. Si tratta di una tendenza che nei decenni passati è stata regolarmente confermata da sondaggi analoghi, che hanno constatato in Russia la scarsa popolarità dell’ultimo segretario del Pcus, al pari di quello del suo successore Boris Yeltsin. In contrasto invece con quella sempre molto alta di Vladimir Putin e altri personaggi del passato sovietico, a partire da Iosif Stalin.

Il crollo dell’URSS come trauma

Per i russi di oggi la percezione negativa di Gorbaciov e della sua perestrojka è nettamente prevalente, soprattutto perché ha portato direttamente al crollo dell’URSS, ai conseguenti problemi economici e al decadimento del tenore di vita; pochi sono i russi che ritengono ci siano stati benefici, come nel caso delle libertà individuali. Stando ai dati del Levada Center la maggior parte concorda sul fatto che ai tempi della perestroika sia aumentata la possibilità di esprimere le proprie preferenze, politiche, ma anche religiose, con maggiore libertà.

La fine dell’Unione Sovietica nel 1991, definita da Putin la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo, è stato un trauma politico, economico e sociale che per i russi si è perpetuato nel decennio successivo, sotto la presidenza di Boris Yetsin, con il paese che ha dovuto affrontare lacerazioni interne (dalla prima guerra in Cecenia tra il 1994 e il 1996 e l’inizio della seconda nel 1999), il collasso economico (con il default del 1998) e la relegazione ai margini del contesto internazionale. Il passaggio dalla fine del comunismo con Gorbaciov a quello dell’economia di mercato, con Yeltsin e il sistema oligarchico che ha preso il sopravvento, ha costituito quindi la base per il successivo arrivo di Putin.

27:54

Perché vince Putin

Laser 24.10.2024, 09:00

  • fazieditore.it
  • Alessandro Bertellotti

Il confronto con Putin

Se Vladimir Putin gode adesso di popolarità estrema (87% a marzo secondo il Levada Center) e i russi pensado che il paese stia andando nella giusta direzione (74%), ciò è dovuto anche all’eredità negativa lasciata dalla perestrojka di Gorbaciov e dal periodo yeltsiniano, che nonostante i decenni passati pesano ancora sul giudizio dei russi, i primi che attraverso le diverse generazioni hanno goduto o patito i cambiamenti al Cremlino. Il sistema costruito da Putin in venticinque anni di potere si è certamente irrigidito dal punto di vista del controllo e della repressione politica del dissenso, con il giro di vite negli ultimi anni dopo l’invasione dell’Ucraina, ma continua ad offrire degli standard economici e sociali che consentono di catalizzare grande consenso, anche al netto della propaganda. Rispetto alla riforme liberali di Gorbaciov che furono accompagnate dal crollo dell’economia e delle strutture di protezione sociale, quelle accentratrici di Putin hanno intaccato l’impianto democratico senza sortire invece effetti sostanziali sulla popolazione. Almeno sino ad ora.

02:13

Cessate il fuoco in Ucraina, l'ultimatum di Washington a Mosca

Telegiornale 12.04.2025, 20:00

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare