La Russia ha speso milioni di dollari per influenzare politici, funzionari, analisti e per minare i sistemi democratici occidentali. A dirlo è il Dipartimento di stato statunitense in un rapporto.
O meglio sarebbe dire un estratto di un rapporto declassificato, in quanto il contenuto è stato reso pubblico solo a grandi linee. I dettagli sono quindi pochi per ora, ma ci sono alcuni punti fermi: la Russia ha speso più di 300 milioni di dollari a partire dal 2014 per influenzare la vita politica di una ventina di paesi, spingendo in particolare sull'estrema destra.
300 milioni non è una cifra esorbitante, e infatti come riporta una fonte vicina al dossier si tratta dei milioni documentati, dove c'è una prova tangibile di questi investimenti, ma che sono o la punta dell'iceberg di un modus operandi che appunto vede attori russi dipendenti dal Cremlino, ma anche attivi in modo autonomo, attraverso anche società fittizie create ad hoc, finanziare politici vicini all'estrema destra, analisti che poi vanno in televisione e cercano di influenzare in dibattito pubblico. L'obiettivo: minare i sistemi democratici.
Bruxelles viene considerato “l’hub”, la base per queste operazioni che toccano la ventina di Paesi presi di mira, che però non vengono citati. Alcuni media parlano di Albania e Montenegro, ma non c'è un continente risparmiato, soprattutto negli ultimi mesi, con Mosca particolarmente attiva in questo ambito, anche in Sudamerica, Africa, Asia e Medioriente.