Therese May ed io "condividiamo la passione per le gite in montagna": così il negoziatore dell'UE Michel Barnier, esponendo mercoledì il mandato europeo, ha lasciato intendere che la Brexit sarà una scalata. "Partiremo non appena a Londra saranno pronti, ma il tempo a disposizione è poco", ha affermato il francese.
L'uscita dall'Unione "avrà delle conseguenze" e la controparte "ne è cosciente". Prima di definire le relazioni future, il Regno dovrà saldare i conti per gli impegni che si era già assunto, conti "che non sono né una punizione né una tassa d'uscita", ha precisato Barnier senza fornire cifre (indiscrezioni parlano di 60-100 miliardi di euro).
L'esito delle prossime legislative britanniche non cambierà nulla dell'atteggiamento negoziale di Bruxelles, il cui obiettivo primario è la difesa degli interessi dei cittadini europei che vivono in Gran Bretagna e che devono poter restare con accesso al mercato del lavoro, alla sanità e all'educazione. E su eventuali divergenze dovrà esprimersi la Corte europea di giustizia in Lussemburgo. L'Europa, ha concluso il diplomatico, preferisce che sia raggiunta un'intesa già entro l'ottobre del 2018, ma è preparata anche all'eventualità di un mancato accordo.
"Non chiediamo l'elemosina"
Sul tema si è intanto espresso, in un'intervista radiofonica, anche il competente ministro britannico David Davis. "Andremo a negoziare e non a chiedere l'elemosina", ha affermato. "Rispetteremo i nostri obblighi legali" ma "non verseremo 100 miliardi", ha garantito, sottolineando che se non ci dovesse essere un'intesa non ci sarebbe nemmeno una fattura. "Non è però questo il nostro scopo", ha chiarito.
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