ANALISI

La Russia che non è isolata

Il vertice dei BRICS ha evidenziato il ruolo di Mosca nei nuovi equilibri internazionali, nonostante il cordone sanitario eretto dall’Occidente

  • 25 ottobre, 05:50
  • 25 ottobre, 06:29
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Foto di gruppo per i vari statisti intervenuti a Kazan

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Di: Stefano Grazioli 

La vetrina del summit di Kazan organizzato dalla Russia, presidente di turno dei BRICS, è servita sostanzialmente a Vladimir Putin per riaffermare due concetti: in primo luogo che il mondo è cambiato e gli equilibri internazionali si stanno spostando più velocemente di prima; in secondo luogo che sulla scacchiera internazionale Mosca non è isolata, al di là del cordone sanitario eretto con le sanzioni sul fronte occidentale, dominato da USA, NATO, UE e G7. Il conflitto in Ucraina, cominciato il 22 febbraio del 2022 e ormai giunto a quasi 1’000 giorni, e quello in Medio oriente, iniziato dopo il massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre del 2023 che ha scatenato la reazione di Israele, impegnata militarmente ora su più fronti, tra Gaza, il Libano, l’Iran e la Siria, hanno accelerato un processo cominciato da tempo.

Il vertice di Kazan, il primo dei BRICS dopo l’avvio della guerra mediorientale, ha sancito la divisione tra i due blocchi, quello che sostiene l’ordine mondiale ancora in vigore, basato sulla centralità degli Stati Uniti, e quello che ne vuole il superamento, trainato dai BRICS e dai Paesi che cercano maggiori spazi al di fuori delle alleanze occidentali. Da questo punto di vista il messaggio dato da Putin, anche nel contesto del dichiarazione finale di Kazan, 32 pagine suddivise in 134 punti, è stato molto chiaro.

La centralità dell’ONU

La Russia, insieme alla Cina, è la locomotiva trainante dei BRICS, anche solo perché Mosca e Pechino, potenze nucleari, rimangono due dei cinque pilastri del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite. A Kazan, oltre ai leader dei Paesi già membri e di quelli che vogliono diventarlo, è arrivato anche il segretario dell’ONU Antonio Guterres, segnale particolarmente gradito al Cremlino e che invece ha irritato l’Ucraina; d’altra parte lo stesso Guterres è stato dichiarato persona non grata in Israele, il cui esercito ha sparato più volte contro le forze di interposizione dei Caschi blu in Libano. Tutti indicatori questi che le relazioni internazionali sono in fieri e accanto alla spaccatura crescente tra Occidente e resto del mondo, è anche messo in discussione il ruolo delle Nazioni Unite. Putin ha riaffermato l’impegno per il multilateralismo e il ruolo centrale dell’ONU nel sistema mondiale, tenendo presente la necessità di adattare l’attuale architettura delle relazioni internazionali per riflettere meglio le realtà contemporanee. Così si legge nella dichiarazione di Kazan.

Il piano per la dedollarizzazione

Uno dei temi centrali più cari alla Russia, lanciato dal Cremlino ormai da tempo, è quello del superamento del sistema finanziario mondiale basato sulla centralità del dollaro e l’introduzione di un nuovo sistema di pagamento globale non più basato sulla moneta statunitense. L’obiettivo è chiaramente quello di sottrarsi alla scure della sanzioni occidentali. A Kazan Putin non è sceso nei dettagli, ma il piano per la progressiva dedollarizzazione prevederebbe la realizzazione a breve termine del BRICS Bridge, sistema per le transazioni transfrontaliere tramite piattaforme digitali delle banche centrali dei Paesi coinvolti. Il progetto sarebbe simile al MBridge, quello sviluppato dalla Banca dei regolamenti internazionali (BRI) con sede a Basilea, al momento in fase sperimentale. Si tratta in ogni caso di un piano sul medio e lungo termine, che però è parte fondamentale per quello che la Russia e i BRICS definiscono come il nuovo mondo multipolare.

Il falso isolamento

Quello che in ogni caso è emerso è appunto il fatto che la Russia è tutt’altro che isolata, nonostante il blocco sul fronte occidentale. La questione della guerra in Ucraina è vista dai BRICS sotto un’altra prospettiva, che mette l’accento sul doppiopesismo con cui in Occidente ci si pone di fronte ai due grandi conflitti in corso, quello appunto nell’ex repubblica sovietica e quello in Medio Oriente, che coinvolge Israele. Putin ha il sostegno non solo di Cina e Brasile, favorevoli a un piano di pacificazione in Ucraina che parta dallo status quo, ossia dall’occupazione russa del Donbass e della Crimea, ma la presenza a Kazan di attori come Arabia Saudita e Turchia, tradizionali alleati degli USA, ma posizionati in maniera diversa sul fronte mediorientale, contribuisce a rimescolare le carte a favore della Russia. Anche se in definitiva a Kazan non è stato deciso nulla e i progetti per il futuro sono allo stato embrionale, il valore simbolico è stato comunque alto e i segnali verso l’Occidente inequivocabili.

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Vertice BRICS, ultimo giorno

Telegiornale 24.10.2024, 12:30

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