Battono bandiera panamense, maltese, o anche liberiana le petroliere russe, la “flotta ombra” che consente al Cremlino di aggirare le sanzioni sull’export di oro nero e derivati, incassando lauti introiti. Le navi fantasma direttamente collegate alla Russia sarebbero almeno 600 (1’000 secondo altre fonti) in gran parte vecchie petroliere: Mosca avrebbe investito circa 10 miliardi di dollari per l’acquisto della flotta, con un’operazione avviata sin dall’inizio dell’invasione Ucraina e accelerata prima del price cap di 60 dollari al barile imposto dal G7 a fine 2022.
Così oggi i mari di tutto il mondo sono solcati da navi prossime alla rottamazione che, grazie a un intricato groviglio di passaggi di proprietà e attività illegali, trasportano e vendono il petrolio russo. C’è una petroliera greca, ad esempio, costruita nel 2005, che nel 2023 ha mandato quello che si riteneva fosse un ultimo segnale da Singapore dopo vent’anni di servizio. Invece è letteralmente riapparsa due settimane più tardi, con un nuovo nome e una nuova bandiera, quella delle Isole Cook. Era stata venduta da un armatore greco a una compagnia registrata alle Marshall per ben 20 milioni di franchi. Per i successivi mesi ha fatto la spola tra la Russia e la Turchia aggirando le sanzioni sul petrolio.
Un’inchiesta del consorzio di giornalisti Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) stima che diverse società armatrici occidentali, soprattutto in Grecia, abbiano guadagnato oltre 6 miliardi di dollari vendendo le vecchie petroliere a compagnie in qualche modo collegate alla flotta fantasma russa. In un caso, tutte e cinque le petroliere vendute da una società di Atene sono poi finite nella blacklist delle navi sanzionate dall’Occidente.
Il meccanismo che viene usato è quello di aggirare i sistemi di rilevamento marittimo: falsi dati per la geolocalizzazione, false rotte, comunicazioni spente. Lo scambio di petrolio spesso avviene in acque internazionali, da nave a nave. In altri casi arriva in porti dove i controlli sono minimi o assenti. Dal marzo del 2023 si stima che le principali destinazioni siano state l’India, la Cina e la Turchia. E anche Singapore o gli Emirati. Solo nell’ultimo anno Mosca avrebbe incassato oltre 8 miliardi di profitti.
C’è poi una sorta di “nuova frontiera” nei compiti della flotta: a dicembre le autorità finlandesi hanno bloccato la petroliera Eagle S., sospettata di aver sabotato un cavo per le telecomunicazioni sottomarino che collega l’Estonia alla Finlandia. La nave trasportava 100’000 barili di petrolio da San Pietroburgo: è collegata ad una compagnia emiratina, gestita da una società indiana e registrata alle Isole Cook. Insomma fa parte dell’armata di Putin. “L’uso di navi della flotta ombra a scopi di sabotaggio offre alla Russia diversi vantaggi, il più significativo dei quali è la possibilità di negare tutto”, avverte il think tank statunitense Rand Corporation.

Macchine svizzere di alta precisione in Russia nonostante le sanzioni
Telegiornale 05.03.2025, 20:00
Stop al petrolio russo, Svizzera poco toccata
Telegiornale 28.12.2022, 20:00
Sul tavolo del G7 il petrolio russo
Telegiornale 27.06.2022, 14:30

UE, embargo sul petrolio russo
Telegiornale 04.05.2022, 22:00