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"La guerra va avanti a ondate"

Più di tre settimane di guerra in Ucraina - Cosa è successo e cosa sta succedendo nel Paese? - Stefano Grazioli: "È difficile fare previsioni"

  • 18 marzo 2022, 13:10
  • 15 novembre, 09:15
Di: Gis 

L'incertezza della crisi ucraina

"È difficile fare previsioni, perché l’offensiva russa sembra essere entrata in una fase di stallo e ciò può essere dovuto a varie ragioni: che vanno dalla pausa tecnica per ricalibrare forze e strategia, alla comunque forte reazione ucraina e al sostegno militare ed economico (sanzioni) occidentale, e anche al fatto che i negoziati sono in corso e da entrambi i fronti si è manifestato un certo ottimismo sulla via di un possibile accordo. Probabilmente si tratta di un mix di diversi fattori e non è chiaro quale sia quello predominante", è l'opinione di Stefano Grazioli, giornalista esperto di spazio postsovietico, rilasciata ai microfoni della RSI.

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Guerra in Ucraina: in immagini, il punto sugli sviluppi delle ultime 24 ore

AFP/AP/EBU/Alessandro Ferraro 18.03.2022, 12:47

"Ciò che è certo è però che la guerra va avanti, a ondate, e sino a che non ci saranno progressi concreti nelle trattative c’è da aspettarsi che continui su questo binario, tra città assediate, quella che il Cremlino ha definito “demilitarizzazione”, con gli attacchi a obbiettivi strategici in tutto il paese, e il rischio di una catastrofe umanitaria incombente", conclude l'esperto.

L'inizio dell'invasione

Il 21 febbraio, il presidente russo aveva riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche separatiste del Donbass, Donetsk e Lugansk, e aveva inviato l’esercito nella regione del sudest, dove la guerra andava avanti a bassa intensità dal 2014. Tre giorni dopo, il 24 febbraio, la Russia ha dato avvio all’offensiva militare in Ucraina.

Ad annunciarla è stato lo stesso Vladimir Putin in un discorso televisivo. Ufficialmente, Mosca aveva parlato di una “missione di pace” per proteggere la popolazione russofona dalle “violenze” degli ucraini, ma da subito è parsa una vera guerra d’aggressione.

Le immagini dal satellite

Le immagini dal satellite

  • Keystone

In risposta, Vladimir Zelensky, il presidente ucraino, proclamava la legge marziale in tutto il Paese, mentre il ministro degli esteri locale, Dmytro Kouleba, annunciava un'operazione volta "a distruggere lo Stato ucraino, impadronirsi del suo territorio con la forza e stabilire un'occupazione".

Dei segnali di un’escalation delle tensioni c'erano stati, anche se in molti tra esperti e politici, come lo stesso presidente ucraino, relativizzavano il pericolo di un’invasione. Il Governo statunitense invece aveva messo subito in guardia sulla "minaccia persistente di un'operazione militare russa", ordinando alle famiglie dei diplomatici di base a Kiev di lasciare il Paese già lo scorso gennaio.

L'Unione Europea, in risposta alla Casa Bianca, non vedeva “ragione di drammatizzare" la situazione russo-ucraina.

La posizione della Svizzera

Dal 12 febbraio, è stato segnalato il rischio di escalation da parte del Dipartimento degli affari esteri (DFAE). Il 14 febbraio, i consigli di viaggio hanno pure informato sulla possibile decisione delle compagnie aeree di ridurre o cancellare i loro voli verso l'Ucraina. All’inizio dell’invasione, il 24 febbraio, il DFAE raccomanda ai cittadini svizzeri in Ucraina di lasciare il Paese con i propri mezzi, se ciò appare possibile e sicuro.

La posizione della Svizzera

La Confederazione ha compiuto un passo storico, adottando le sanzioni contro la Russia già decise dall'Unione europea.

I rifugiati in Svizzera

È salito a 7’903 il numero dei profughi ucraini registrati finora in Svizzera, stando all’ultimo aggiornamento fornito dalla Segreteria di Stato della migrazione. Coloro che hanno trovato alloggio presso privati sono 3’664.

Le sanzioni

A condannare fortemente l’invasione sono stati in particolare gli Stati Uniti e l’Unione europea. Il blocco occidentale ha approvato una serie di sanzioni economiche per colpire l’economia locale finché l’invasione in corso dell’Ucraina non avrà fine.

I pacchetti di restrizioni approvati fino ad oggi sono quattro. Tra queste ci sono il sistema SWIFT per le banche russe - il sistema di messaggistica che permette transazioni internazionali con tempi rapidissimi -, il congelamento di beni e asset russi presenti sul territorio e nelle banche europee, il divieto per le banche europee di accettare depositi di cittadini russi oltre i 100’000 euro, l'accesso bloccato al mercato finanziario europeo per le banche russe, il blocco di sorvolo dello spazio aereo europeo da parte degli aerei russi, il blocco dell’export verso la Russia di nuove tecnologie, attrezzature industriali, beni civili e militari, forti limitazioni dell’importazione di gas e petrolio dalla Russia, fermo l’export di beni di lusso, mentre si conferma l’ipotesi di un’azione per sospendere il Paese dall’Organizzazione mondiale del commercio.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen

  • Keystone

Le restrizioni si allargano anche al mondo dello sport. Sono stati in molti, gli atleti russi, ad essere esclusi dalle competizioni. La UEFA, ad esempio, ha tolto alla Russia l'organizzazione della finale di Champions League.

I negoziati

Già il 24 febbraio, dopo l’inizio dell’offensiva russa, Vladimir Putin si diceva disposto a sedersi al tavolo delle trattative per risolvere la crisi ucraina, ma alle sue condizioni.

Dopo 21 giorni dall’inizio della guerra la situazione rimane però ambigua. Mentre diplomatici ucraini e internazionali dicono che i russi sono finalmente disposti a negoziare sul serio, i movimenti delle truppe sul campo raccontano un’altra storia.

"La pace entro maggio: forse", lo ha detto martedì, al ventesimo giorno di guerra, Oleksiy Arestovich, consigliere del capo di stato maggiore del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma sulle speranze di una trattativa pesano le parole di Vladimir Putin: "Kiev non cerca soluzioni accettabili". Il presidente Zelensky invece vede spiragli di pace: "I negoziati oggi sono più realistici".

Tra i passaggi più importanti per un cessate il fuoco c'è la rinuncia dell'Ucraina a entrare nella NATO, il riconoscimento delle due repubbliche separatiste di Donetsk e Luganks, a cui viene richiesto di mantenere uno status neutrale. Sulla Crimea, a Kiev viene richiesto di riconoscerne l'annessione alla Russia abbandonando ogni azione legale contro Mosca.

Le mediazioni

In tale quadro, assumono un rilievo specifico le proposte di mediazione che arrivano dai Governi di Cina, Turchia e Israele.

La posizione della Cina nella guerra in Ucraina, divide il parere degli esperti. Il Paese potrebbe infatti rivelarsi fondamentale per risolvere questa crisi. Il Governo cinese, in buoni rapporti con il presidente russo, ha interessi economici legati al raggiungimento della pace tra le due parti, tutelando i flussi di import-export.

Israele risulta tra i Paesi che, come la Cina e la Turchia, non hanno aderito al sistema delle sanzioni e con la Russia intrattiene stabili rapporti di cooperazione. La Turchia, che pure si è proposta nella mediazione, ha molti accordi di cooperazione economica sia con la Russia sia con l’Ucraina.

La fuga

L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), il giorno dopo l’inizio degli scontri, aveva stimato che circa quattro milioni di persone sarebbero fuggite dal conflitto. È stata infatti immediata la risposta dei Paesi confinanti, pronti da subito ad accogliere i profughi.

Nei soli primi tre giorni di guerra, sono stati 300'000 gli ucraini che hanno varcato il confine con l’UE, dopo una settimana si è arrivati al milione, secondo i dati trasmessi dall’ONU.

I profughi in fuga dall'Ucraina

I profughi in fuga dall'Ucraina

  • Keystone

Dall’inizio delle ostilità, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, 3’169’897 ucraini sono fuggiti oltre il confine.

Proteste in tutto il mondo

Il mondo è sceso in piazza per protestare contro l'invasione russa in Ucraina, sventolando bandiere ucraine, striscioni che inneggiano alla pace, cartelloni che attaccano Vladimir Putin.

Le proteste per la pace

Le proteste per la pace

  • Keystone

Anche in Russia. Le immagini più impressionanti arrivano proprio da lì, dove i cittadini sono scesi in strada in molte città per dare vita ad imponenti proteste contro la guerra, soprattutto a San Pietroburgo e Mosca, con migliaia di arresti.

I numeri della guerra

Sono almeno 7’000 i soldati russi morti in tre settimane di guerra in Ucraina. La stima, riportata dal New York Times, è stata elaborata da fonti americane. I militi di Mosca rimasti feriti nei combattimenti sono invece oltre 14’000, molti dei quali sono già stati rimpatriati passando dalle basi in Bielorussia.

Per quanto riguarda il lato ucraino, l’Alto commissariato dell’ONU per i diritti umani ha potuto documentare finora la morte di 780 civili durante il conflitto in Ucraina. Di questi, 58 erano bambini o adolescenti. I feriti sono 1'252.

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