Oltre 3,2 milioni di persone sono scappate dall'Ucraina dall'inizio del conflitto, il 24 febbraio. In Svizzera ne sono finora giunte poco meno di 8'000. Il continente europeo si trova a dover affrontare una sfida che non ha eguali dalla seconda guerra mondiale, è stato sottolineato oggi, giovedì, in conferenza stampa a Berna dai responsabili federali e cantonali.
"Non sappiamo quanti rifugiati ci siano per davvero in Europa", ha affermato Christoph Curchod, della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), aggiungendo che la situazione è poco chiara.
Il numero di rifugiati che giungerà in Svizzera dipende da due parametri: la dimensione della diaspora e la distanza. Nella Confederazione ci sono circa 15'000 ucraini, ciò che rappresenta "una piccola diaspora rispetto ai nostri vicini europei", ha precisato.
Evitare il più possibile i tempi di attesa
Oltre 1'000 persone al giorno possono essere registrate nei centri federali d'asilo, sette giorni su sette. Ridurre significativamente i tempi di attesa è una delle nostre principali preoccupazioni, ha rilevato la SEM in una nota. Per evitare il più possibile i tempi di attesa, i rifugiati possono presentare una domanda sul posto o per via elettronica e ricevere una proposta di appuntamento. La SEM sta anche lavorando su uno strumento online che permetta di compilare e presentare un modulo direttamente su un telefono cellulare.
Situazione sotto controllo per il momento
La situazione è "accettabile" in Svizzera, ha rilevato davanti ai media Gaby Szöllösy, segretaria generale della Conferenza dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS), aggiungendo che la cooperazione tra i vari attori funziona molto bene, anche se ci sono delle incomprensioni. Per i cantoni è importante che non ci siano disparità tra le diverse regioni. Ad aiutare, in questo contesto, è anche l'esperienza del 2015 e 2016, quando ci fu un grande afflusso di rifugiati.
Protezione delle persone vulnerabili e lotta alla tratta di esseri umani
Una grande sfida è rappresentata dalle persone ferite o traumatizzate dalla guerra. La CDOS è attualmente in trattative con la SEM per definire un processo che fornisca ai cantoni del tempo per trovare delle buone soluzioni per una presa a carico.
La SEM e i cantoni hanno inoltre sottolineato il loro impegno per ridurre il rischio di abusi, come la tratta di esseri umani, lo sfruttamento sessuale o sul lavoro. I rifugiati ricevono per esempio un volantino con informazioni e indirizzi di contatto sull'argomento quando si registrano.
L'integrazione dei rifugiati in Svizzera
Telegiornale 16.03.2022, 21:00