La guerra iniziata il 24 febbraio con l‘invasione russa dell‘Ucraina sta continuando e non ci sono per ora segnali concreti che la diplomazia possa fermarla. Al momento da una parte Mosca non sembra intenzionata ad arrestare quella che ha definito una “operazione militare”, dall’altra Kiev manifesta una forte volontà di resistenza, con il sostegno dell’Occidente che, pur non essendo intervenuto militarmente a fianco dell’ex repubblica sovietica, ha reagito con forza, puntando soprattutto a dure sanzioni economiche per isolare la Russia. Dopo quasi tre settimane di conflitto la situazione sul campo è però abbastanza definita e vede le truppe di Mosca che sono avanzate sino alle porte della capitale e sono pronte all’assedio; nel sud del paese sono sotto controllo russo importanti centri lungo la direttrice che unisce il Donbass alla regione di Odessa, da Kherson a Melitopol, stesso vale per la centrale atomica di Zaporozhe; all’est grandi città come Kharkiv e Sumy rimangono sotto la pressione russa; all’ovest la regione di Leopoli è stata prese di mira con il bombardamento di strutture militari e strategiche. Dall’intero paese sono scappate quasi tre milioni di persone e la catastrofe umanitaria incombe, soprattutto se la guerra andrà avanti. Se questo è il quadro attuale, la domanda è come possa svilupparsi: gli scenari possibili, più o meno realistici a seconda di come procederà davvero il conflitto, sono diversi e soggetti a variabili, proviamo comunque a tracciarne qualcuno.
Vittoria russa
Nei prossimi giorni la Russia intensifica gli attacchi sulle maggiori città già assediate, nel sud e nell’est, punta anche su Odessa, prende Kiev d’assedio tra terra e cielo e costringe in questo modo l’Ucraina alla resa. Si stringe la morsa a tenaglia per congiungere le truppe da Nord, tra Sumy e Kharkiv, e sud, dalla Crimea. Vladimir Putin non è interessato a un lungo conflitto che potrebbe avere riflessi negativi anche sul quadro interno a Mosca e spinge quindi sull’acceleratore per definire la campagna ucraina a proprio favore, aumentando la potenza negli assalti, senza curarsi né delle perdite russe né degli effetti collaterali. Di fronte all’intenzione del Cremlino di non cedere di fronte agli appelli di pace della comunità internazionale, a una guerra impossibile da vincere sul campo e a un costo umanitario insostenibile, il presidente ucraino Volodymy Zelensky deve alzare bandiera bianca e sedersi al tavolo con Putin per trattare una pace che potrebbe implicare per l’Ucraina molte cose: nella guerra iniziata nel 2014 , dopo l’annessione della Crimea, Kiev ha dovuto cedere parte delle regioni del Donbass, le repubbliche di Donetsk e Lugansk, riconosciute indipendenti dalla Russia prima che scattasse l’invasione a febbraio. Una vittoria russa potrebbe preludere a un’ulteriore ridefinizione dei confini, con una sostanziale spartizione dell’Ucraina.
Vittoria ucraina
Vladimir Putin ha fatto male i calcoli. Da una parte la resistenza ucraina è più forte di quanto previsto, dall’altra parte le truppe russe insufficienti per sfondare. La Bielorussia rifiuta di entrare direttamente nel conflitto. Le forniture di armi occidentali a Kiev consentono di riorganizzare la difesa e respingere almeno su qualche fronte il nemico demoralizzato. Nuove sanzioni di Stati Uniti ed Europa mettono in ginocchio Mosca e al Cremlino, con la Russia in default economico e isolata sul piano internazionale, anche dalla Cina, gli equilibri si sgretolano già nelle prossime settimane, i falchi si ritirano e l’opzione di una guerra totale viene accantonata. Per Putin arriva l’impeachment e viene destituito, arrivano al potere le colombe. Le truppe russe si ritirano senza condizioni. Rimane un paese comunque devastato, che Zelensky avrà il compito di costruire grazie a un nuovo Piano Marshall.
Patta
L’offensiva russa continua su terra con il ritmo attuale, a ondate. Le città ucraine resistono, Kiev compresa. I successi russi sono limitati, sul lato orientale del Dnipro, il fiume che separa quasi a metà l’Ucraina. Prosegue la cosiddetta “demilitarizzazione”, cioè vengono colpiti gli obbiettivi strategici in tutto il paese, senza però una guerra devastante aerea sulle città. La diplomazia trova lentamente uno spiraglio, con il Cremlino che di fronte alla resistenza ucraina e alle sanzioni occidentali ricalibra la strategia e punta a un compromesso; stesso fa Zelensky, che vista l’impossibilità di una vittoria militare, impensabile senza l’intervento della NATO che scatenerebbe una guerra globale, accetta la condizione della neutralità del paese in cambio del ritiro delle truppe russe sino a una linea concordata che dipenderà appunto dal momento in cui verrà fissata la tregua. Russia e Stati Uniti ed Europa si accordano in una cornice più ampia sull’architettura di sicurezza continentale, una sorta di Yalta 2.0.
WWIII
La proxy war, la guerra per procura iniziata, senz’armi, già dopo la dissoluzione dell’URSS nel 1991 tra Russia e Stati Uniti, sfocia in un terzo conflitto mondiale. Passato attraverso le rivoluzioni del 2004 e del 2014, l’annessione della Crimea e la guerra nel Donbass, il duello tra Mosca e Washington ha seguito un’escalation programmata che ha visto i due attori principali combattere per l’influenza sull’ex repubblica sovietica: considerata dalla Russia fondamentale per gli interessi e la sicurezza nazionale, è stata strumentalizzata dagli Usa per indebolire il fianco occidentale russo e frammentare la potenza del Cremlino. La miccia per un allargamento del conflitto a Russia e Stati Uniti potrebbe accendersi anche a causa di un incidente, o presunto tale, che coinvolgesse direttamente forze russe e statunitensi, o di un paese della NATO: un missile fuori controllo e un aereo abbattuto per errore. Per evitare che questo succeda è stata istituita una linea diretta tra i vertici militari di Russia e Stati Uniti, come già avvenuto per il conflitto in Siria. Inoltre USA e NATO hanno sempre rifiutato le richieste ucraine per l’istituzione di una no-fly-zone sui cieli dell’Ucraina il cui controllo implicherebbe l’intervento diretto militare delle forze occidentali. Almeno sino ad ora.
Ucraina Leopoli
Telegiornale 13.03.2022, 13:30