In Iraq non si placa la rivolta contro le autorità, accusate di corruzione ed incapacità nel gestire e promuovere l'economia del paese. Migliaia di studenti hanno sfidato il coprifuoco introdotto lunedì a Baghdad. Centinaia di persone hanno occupato piazza Tahrir e secondo fonti ufficiali almeno 13 manifestanti sono stati uccisi nel corso della notte tra lunedì e martedì.
RG 08.00 del 29.10.2019 - Il servizio di Lorenzo Trombetta
RSI Info 29.10.2019, 09:09
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Bombole di gas lacrimogeni, proiettili di gomma sparati a distanza ravvicinata e alla testa, e cecchini dal volto coperto vengono utilizzati dalle forze governative e filoiraniane. Un bilancio dell'agenzia AFP riferisce che dalla prima ondata di proteste, dal primo al 6 ottobre nelle città del sud, sono morte sotto il fuoco dell'esercito più di 200 persone, mentre i feriti sono più di 8'000.
I manifestanti ritengono che il regime, al potere dal 2003 dopo la caduta di Saddam Hussein, sia giunto al termine e reclamano una nuova Costituzione, che rimpiazzi quella votata nel 2005 sotto la supervisione degli Stati Uniti, e nuove elezioni sotto l'egida dell'ONU.
Il presidente iracheno, Barham Salih, non è più sicuro di poter contare sugli Stati Uniti come alleato ed è pronto a "ricalibrare" i rapporti dell'Iraq con altri Stati, inclusi l'Iran e la Russia. Lo ha affermato lo stesso Salih in un'intervista al programma Axios della rete televisiva statunitense HBO, nella quale precisa che gli alleati sono "preoccupati dall'affidabilità degli Stati Uniti".