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La resistenza dei ferrovieri bielorussi

Dall'inizio della guerra, a sud di Minsk sono scattati numerosi atti di sabotaggio contro i convogli dell'esercito russo - L'intervista a un ex agente bielorusso

  • 27 aprile 2022, 14:30
  • 20 novembre, 16:02
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Veicoli militari russi si preparano a scendere da una piattaforma ferroviaria in Bielorussia, il 29 gennaio

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Lo scorso 6 aprile, la polizia in Bielorussia ha fatto sapere di aver arrestato quattro persone sospettate di aver sabotato le linee ferroviarie. Tre di loro, di età compresa fra i 27 e i 28 anni, sono state accusate di aver incendiato i quadri elettrici e la segnaletica della stazione di Osipovichi, nella zona centrale del Paese. Un altro uomo di 40 anni, sospettato di fatti simili, è stato ferito gravemente alle gambe durante l'arresto.

Dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, in Bielorussia si sono moltiplicati gli atti di sabotaggio ai collegamenti ferroviari usati dall’esercito russo per trasportare uomini e rifornimenti. Attivisti, hacker e ferrovieri bielorussi hanno messo in atto delle azioni mirate per ostacolare l’utilizzo della rete ferroviaria a nord dell’Ucraina da parte dei militari inviati da Mosca.

A raccontarlo alla RSI è Alexander Azarov, un ex alto funzionario di polizia bielorusso oggi impegnato nella lotta al regime di Alexander Lukashenko. Nel febbraio 2022, dopo l'arrivo delle truppe russe su suolo bielorusso, "abbiamo annunciato una 'guerra delle ferrovie': i nostri membri e altri partigiani in Bielorussia hanno compiuto più di 10 azioni di sabotaggio, distruggendo il materiale ferroviario per fermare i treni dei russi che erano diretti in Ucraina per portare rinforzi", racconta.

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Alexander Azarov

Azarov, che oggi coordina dalla Polonia un movimento di ex agenti e dissidenti bielorussi chiamato
ByPol, è convinto che queste azioni abbiano contribuito a far fallire l'offensiva russa verso Kiev. "A causa dell'assenza di segnali e del materiale distrutto, le truppe si sono potute muovere soltanto con molta lentezza e questi ritardi hanno messo in difficoltà i loro piani", sostiene l'ex colonnello bielorusso, ricordando che lo scorso 20 marzo, l’amministratore delle ferrovie ucraine, Oleksandr Kamyshin, ha ringraziato apertamente "i lavoratori delle ferrovie bielorussi per quello che stanno facendo".

Proteste e repressione

Ma nei giorni scorsi, è scattato il giro di vite del regime di Lukashenko: "Qualsiasi azione da parte di individui che cercano di effettuare tale sabotaggio contro le ferrovie bielorusse sarà severamente repressa con l'uso di armi da fuoco", ha dichiarato il Ministero dell'interno in una comunicazione ufficiale in cui definisce "terroristi" gli autori dei sabotaggi. Secondo quanto riferisce un canale Telegram dei dipendenti ferroviari bielorussi, in questi giorni i lavoratori sono oggetto di "intimidazioni e minacce" da parte dei servizi segreti (che in Bielorussia si chiamano ancora KGB).

I metodi repressivi di Lukashenko sono diventati noti al mondo dopo l'estate del 2020, quando la sua sesta rielezione è stata contestata da una serie di movimenti di piazza senza precedenti. Le proteste hanno mobilitato migliaia di persone che chiedevano elezioni vere, e sono andate avanti per mesi, finché non sono state soffocate dagli arresti di massa. È in questo contesto che il leader bielorusso, al potere fin dal 1994, ha avuto bisogno dell'appoggio del presidente russo Vladimir Putin per restare al comando. Un fatto, questo, che, successivamente, ha permesso al Cremlino di usare la stessa Bielorussia come piattaforma militare per invadere l'Ucraina.

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I rapporti di Lukashenko con Putin sono diventati più stretti dopo l'agosto del 2020

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Eppure, Lukashenko finora non ha mai dato ordine al suo esercito di intervenire nel conflitto al fianco di Mosca. Una scelta, questa, che potrebbe rivelare la fragilità del suo stesso regime di fronte all'opposizione interna, ma anche il timore di impartire un ordine impopolare. "I soldati e gli ufficiali bielorussi non vogliono andare a combattere in Ucraina perché hanno molti legami con questo popolo. Gli ucraini sono nostri amici. E Lukashenko ha paura di perdere il sostegno dell'esercito, perché è l'unica forza che può mantenerlo al potere", osserva Azarov.

I bielorussi vedono il proprio destino strettamente legato a quello degli ucraini: "Bisogna sconfiggere Putin per sconfiggere anche Lukashenko", aggiunge l'ex agente bielorusso, dicendosi convinto che la guerra in Ucraina abbia risvegliato gli animi di numerosi attivisti, e che nei prossimi mesi, le potreste potranno riaccendersi.

Elena Boromeo

dalla tv

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