In Ucraina, dove l’invasione russa perdura ormai da 20 giorni, arrivano volontari pronti a combattere a fianco dell’esercito di Kiev anche dalla Bielorussa. Paese saldamente schierato a fianco del presidente russo Vladimir Putin e teatro di violazioni sistematiche ai danni degli oppositori politici.
Vasil è uno di loro. Ha 29 anni ma non ha raggiunto il paese per arruolarsi nella legione di “Foreign fighters”, come ha raccontato al nostro inviato a Leopoli Emiliano Bos:
“Non ho esperienza militare, non ho mai abbracciato un fucile in vita mia”, spiega il giovane ai microfoni della RSI. Vasil non può dirci né il cognome, né la sua città d’origine in Bielorussia: teme per i suoi familiari, rimasti sotto il regime di Lukashenko. Lui era fuggito qui dopo le presidenziali del 2020, quando migliaia di persone vennero arrestate a Minsk per motivi politici. “Sono un attivista: contro di me era stato spiccato un mandato d’arresto – ci racconta – perché gestivo un canale Telegram dell’opposizione”. Da lì, la sua decisione di scappare verso l’Ucraina.
Vasil al momento dell’intervista si trovava davanti a una biblioteca, accanto a due musei e alle spalle del municipio di Leopoli. Uno spazio trasformato in una specie di laboratorio di materiale destinato all’esercito.
“Nei primissimi giorni dell’invasione russa ho tentato di lasciare l’Ucraina – continua Vasil – ma code interminabili alla frontiera mi hanno fatto desistere. Ora sono di non essere andato, di poter aiutare gli ucraini, collaborando anche al carico-scarico di aiuti umanitari provenienti dalla Polonia”.
“Vorrei salvare la reputazione dei bielorussi e far capire che non stiamo tutti dalla parte di Lukashenko, molti di noi aiutano gli ucraini. Alcuni miei amici stanno imbracciando le armi a fianco dell’esercito ucraino contro Mosca”, conclude.