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L'aeroporto in mano ai talebani

Tolti i posti di blocco, bandiera bianca e fucili americani agitati in aria – No dei talebani a una zona umanitaria sotto il controllo ONU

  • 31 agosto 2021, 14:46
  • 20 novembre, 19:45
01:36

RG 12.30 del 31.08.2021 - Il servizio di Gabriele Fontana

RSI Info 31.08.2021, 14:28

  • keystone
Di: RG/Red. MM 

Marcia trionfale dei talebani martedì mattina nell'aeroporto di Kabul, con le forze speciali che hanno agitato la bandiera bianca del movimento e fucili americani mentre venivano tolti i posti di blocco.

ll generale Chris Donahue, l'ultimo americano a lasciare Kabul

ll generale Chris Donahue, l'ultimo americano a lasciare Kabul

  • Keystone

Decine di aerei e di elicotteri sono stati messi fuori uso dalle truppe statunitensi prima del ritiro definitivo, ma non sono mancate le scene di saccheggio in quella che era la zona più militarizzata di Kabul: l'aeroporto civile Hamid Karzai, al quale avevano accesso solo alcune migliaia di candidati all'espatrio con lasciapassare e documenti in regola.

La sorte di chi non è ancora partito è ora affidata alla diplomazia. I talebani hanno già risposto negativamente alla proposta di una zona umanitaria sotto il controllo delle Nazioni unite, che verrà proposta al consiglio di sicurezza dell'ONU.

Il nuovo governo di Kabul è ancora in formazione, anche se alcuni posti chiave sono stati attribuiti e la difesa è ora nelle mani di un ex detenuto della prigione statunitense di Guantanamo.

Le mosse sullo scacchiere internazionale

La Germania, sempre oggi, ha comunicato che attende di capire se i talebani onoreranno il loro impegno di lasciar partire i civili che non si sentono più in sicurezza nel loro Paese prima di decidere se riconoscere un governo afghano allargato ad altre forze politiche. Aperture giungono anche dagli Stati Uniti, disposti a collaborare con le nuove autorità di Kabul per difendere i propri interessi. E sempre negli USA i repubblicani al Congresso chiedono a gran voce un'inchiesta sulla caotica gestione del ritiro da Kabul.

Sull’altra sponda del Pacifico la Cina si è invece detta disponibile a dare il suo supporto per ricostruire l'economia, combattere tutte le sigle terroristiche e per il reintegro dell'Afghanistan nella comunità internazionale, tramite un coordinamento per la pace e la ricostruzione.

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