La rotta migratoria del Mediterraneo centrale è considerata come una delle più pericolose al mondo. Ma questo non scoraggia le traversate, attualmente soprattutto dalla Tunisia verso l'Italia, distante soltanto 150 chilometri. Secondo i dati dell'Alto commissariato ONU per i rifugiati, dall'inizio dell'anno sono oltre 20'000 i migranti partiti dalle coste tunisine, 15'000 quelli salpati dalla Libia.
Un viaggio che per tanti è fatale, ma che fa parlare di sé solo quando avvengono tragedie di grandi proporzioni, come il naufragio davanti alle coste della Calabria dello scorso febbraio, in cui morirono più di novanta persone. Eppure le traversate dalla Tunisia non si fermano: nella notte tra sabato e domenica la guardia costiera tunisina ha bloccato una dozzina di tentativi di partenza, soccorrendo più di duecento persone che si trovavano a bordo di imbarcazioni in difficoltà. Durante le operazioni gli agenti hanno anche sequestrato veicoli utilizzati dai trafficanti per portare i migranti verso i luoghi di partenza.
Le tragedie in mare
Le traversate spesso finiscono in tragedia. Secondo le cifre dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, nei primi tre mesi di quest'anno nel Mediterraneo centrale sono morti 441 migranti, il numero più alto dal 2017. Un aggravamento delle cifre dovuto anche agli ostacoli frapposti alle operazioni di soccorso in mare delle ONG e alle lacune e ai ritardi dei soccorsi a guida statale.
L'ultima vittima è di sabato: una bambina di quattro anni caduta in mare e annegata quando il barchino sul quale si trovava insieme ad altre 34 persone è stato assalito dall'equipaggio di un peschereccio per rubare il motore. La barca era partita dalla città tunisina di Sfax. E sempre la notte scorsa la guardia costiera italiana ha tratto in salvo una cinquantina di migranti che stavano andando a fondo insieme alla loro imbarcazione. Persone originarie di Guinea, Costa d'Avorio, Camerun, Gambia, portate a Lampedusa.
I cadaveri che tornano a riva
In Tunisia le autorità cercano di contrastare le partenze, ma il paese deve affrontare anche un altro problema dovuto ai naufragi: i cadaveri che raggiungono le coste. Lo scorso anno ne sono stati recuperati più di 800 sulla sola costa di Sfax. E quest'anno circa 300. Proprio qualche giorno fa l'obitorio di Sfax, città portuale dalla quale parte il 70 percento dei migranti, segnala di non avere più posto, è stracolmo di corpi, di vittime di naufragi. Sono attualmente più di 200, ben oltre la capacità della struttura, il che crea anche un rischio sanitario.
Le partenze dalla Tunisia si sono intensificate dopo il duro discorso tenuto dal presidente Kais Saied lo scorso 21 febbraio nei confronti dei subsahariani, accusati di voler cambiare la composizione demografica del paese. Un tentativo di distogliere l'attenzione dalla grave crisi politica ed economica che la Tunisia sta attraversando.