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Leone d'oro ad "All the beauty and the bloodshed"

Il documentario di Laura Poitras, sull'attivista Nan Goldin (contro la famiglia Sackler e Purdue Pharma), vince il maggior premio a Venezia. Guadagnino Leone d'argento per la regia

  • 10 settembre 2022, 22:48
  • 20 novembre, 15:05
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Telegiornale 10.09.2022, 22:00

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Di: ATS/ANSA/M. Ang. 

Il Leone d'oro di Venezia 79 per il miglior film, assegnato dalla giuria presieduta da Julianne Moore, è stato vinto da "ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED" di Laura Poitras (USA). Il film, unico documentario del concorso, racconta della fotografa USA Nan Goldin e documenta la sua lotta contro la famiglia Sackler, proprietaria della società farmaceutica Purdue Pharma, ritenuta responsabile dell'epidemia di oppioidi negli Stati Uniti.

Il Leone d'argento, Gran Premio della Giuria, è invece andato al film "SAINT OMER" di Alice Diop (Francia), unica opera prima del concorso, mentre il Leone d'Argento, Premio per la migliore regia è stato attribuito a Luca Guadagnino per il film "BONES AND ALL" (USA/Italia).

Dal canto suo, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile di Venezia 79 è stata vinta da Cate Blanchett per "TAR" di Todd Field (USA). la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile se l'è aggiudicata Colin Farrell per "GLI SPIRITI DELL'ISOLA" di Martin McDonagh (Irlanda). A quest'ultimo è stato anche assegnato il premio per la migliore sceneggiatura.

Julianne Moore: "Tante storie dirette da donne, qualcosa sta cambiando nel cinema"

"È vero ci sono tante storie dirette da donne, direi che qualcosa sta cambiando nel cinema. Abbiamo oggi l'opportunità di raccontare le nostre storie": cosi la presidente della giuria di Venezia 79, Julianne Moore, ha commentato il fatto che per il terzo anno consecutivo alla Mostra di Venezia abbia vinto il Leone d'oro una donna, proprio come è accaduto stasera con "THE BEAUTY AND THE BLOODSHED" della regista Laura Poitras (dopo "Nomadland" di Chloe Zhao nel 2020 e "La scelta di Anne - L'événement" di Audrey Diwan nel 2021). Impossibile farle dire qualcosa sui criteri della scelta di Guadagnino come della Poitras: "Abbiamo tutti gusti diversi - ha detto - il gusto è soggettivo".

Una standing ovation del Palazzo del Cinema di Venezia è invece stata riservata a Jafar Panahi, il cineasta detenuto in Iran, che ha vinto il Premio speciale della giuria con il film "Gli orsi non esistono".

Il Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore - attrice emergente è stato vinto dall'attrice Taylor Russell per il film "BONES AND ALL" di Luca Guadagnino (USA/Italia).

Infine, il Premio Orizzonti per la migliore attrice a Venezia 79 è stato vinto da Vera Gemma nel film "VERA" di Tizza Covi e Rainer Frimmel (Austria), mentre il Leone del futuro - premio Venezia opera prima "Luigi De Laurentiis", è stato assegnato dalla giuria presieduta da Michelangelo Frammartino, a "SAINT OMER" di Alice Diop (Francia).

Bellezza dell'arte e denuncia nel documentario di Laura Poitras

E' un film diviso in due ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED di Laura Poitras.

Da una parte è un ritratto documentaristico della storia della fotografa Nan Goldin, che ha raccontato con i suoi scatti la cultura underground della New York negli anni '70 e '80 e, dall'altra, della sua lotta militante contro la famiglia Sackler e la Purdue Pharma, produttori e promotori dell'OxyContin, farmaco al centro dell'epidemia degli oppioidi.

Al centro di questo documentario sono però le bellissime opere d'arte di Goldin come "The Ballad of Sexual Dependency", "The Other Side", "Sisters", "Saints and Sibyls" e "Memory Lost" in cui la fotografa ritrae gli amici, spesso ai margini della società, rappresentandoli con bellezza e spartana tenerezza. C'è poi appunto la sua lotta contro la famiglia Sackler e la Purdue Pharma, che all'inizio degli anni Duemila innescò un'epidemia di dipendenza da oppioidi negli USA, procurando miliardi di dollari alla famiglia Sackler, ma anche un bilancio di oltre 400'000 vittime.

"Ho iniziato a lavorare a questo film con Nan nel 2019 - ha spiegato la regista, vincitrice nel 2015 dell'Oscar per CITIZENFOUR - ovvero due anni dopo aver deciso di sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler nell'alimentare la crisi da overdose. Il processo di realizzazione di quest'opera è stato profondamente intimo. Nan e io ci incontravamo a casa sua nei fine settimana e parlavamo".

All'inizio, ha sottolineato ancora la Poitras, "sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un'epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare, e che il nucleo del film era costituito dall'arte, dalla fotografia di Nan e dall'eredità dei suoi amici e della sorella Barbara. Un'eredità di persone in fuga dall'America".

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