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L'eredità di Duterte, il giustiziere populista

Il 9 maggio, le Filippine andranno al voto per le elezioni che designeranno il successore dell'attuale presidente

  • 4 maggio 2022, 23:39
  • 20 novembre, 15:59
03:14

Filippine, il bilancio della presidenza Duterte

Telegiornale 04.05.2022, 22:00

Di: Loretta Dalpozzo 

Rodrigo Duterte ha i giorni contati alla guida delle Filippine. Il leader populista lascerà il suo incarico dopo un unico mandato di sei anni, come previsto dalla costituzione, anche se la corsa alla vice-presidenza della figlia Sara Duterte, potrebbe riservare delle sorprese e mantenere la famiglia al potere. L’alleanza tra l’erede del presidente e Ferdinand "Bongbong" Marcos Junior, figlio del dittatore Ferdinand Marcos, sembra essere vincente, secondo i sondaggi.

L’ex sindaco di Davao, per molti il Donald Trump delle Filippine, ha diviso il Paese, ma è stato anche tra i presidenti più popolari della storia, mantenendo un indice di approvazione di quasi l’80%. Di lui si ricorderà senza dubbio il linguaggio volgare e provocatorio, gli insulti rivolti al Papa, a Barack Obama e ai leader dell’Unione Europea. I sostenitori preferiscono lodare la sua volontà di negoziare con i ribelli comunisti e i successi economici, compromessi poi dalla pandemia. Dopo aver raggiunto il picco di 10,3 miliardi di dollari nel 2017, gli investimenti diretti esteri annuali sono diminuiti costantemente.

La guerra alla droga

Ma è senza dubbio la sua sanguinosa guerra alla droga che resterà nei libri di storia. Considerata un abominio dei diritti umani all'estero, ha goduto di un ampio sostegno interno. I cittadini volevano soluzioni risolute, veloci. Duterte è salito al potere nel 2016 con la promessa di mettere fine all’impunità, alla corruzione e, soprattutto, di annientare il narcotraffico che aveva definito "un’epidemia". Senza mezzi termini aveva invitato i comuni cittadini ad usare le armi per risolvere il problema. Sebbene gli omicidi extra giudiziali siano una caratteristica dell’arcipelago, sotto la sua guida hanno raggiunto un nuovo record.

E’ accusato di aver indebolito le istituzioni, soppresso i media e violato i diritti umani. I giudici della corte penale internazionale hanno autorizzato un'indagine formale su possibili crimini contro l'umanità nella guerra alla droga. La stima ufficiale delle vittime del giro di vite è ferma a 8'000, ma la CPI parla di 30'000 morti. Un massacro che avrà conseguenze durature.

Se sarà il fronte pro-Duterte a salire al potere, troverà un modo per proteggere il presidente uscente e respingere l'indagine del tribunale internazionale. Duterte ha sempre affermato che la pace e l'ordine precedono il progresso e ha sempre rifiutato il concetto di diritti umani, tanto che nel 2019 Manila si è ufficialmente ritirata dallo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

Gli esperti dicono che Rodrigo Duterte ha preparato il terreno per la vittoria di Marcos Junior. L’esito del voto determinerà se c’è ancora sete per un leader autoritario o se il paese è pronto a tornare sulla strada della democrazia.

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