Lo Yemen senza aiuti è sull’orlo della catastrofe umanitaria

L’amministrazione Trump ha ordinato una pausa di tre mesi su quasi tutti gli aiuti allo sviluppo destinati all’estero, in attesa di una revisione interna della dirigenza dell’agenzia USAID. Ma nonostante si tratti di un congelamento di tre mesi, gli osservatori per i diritti umani sono certi che lo stop temporaneo agli aiuti metterà a rischio innumerevoli vite in tutto il mondo. E uno dei primi Paesi a farne le spese sarà lo Yemen che riceveva già da USAID più di 685milioni l’anno, a cui l’agenzia ne aveva forniti altri 431 nel 2022, prima che le sanzioni imposte dall’ultimo anno dell’amministrazione Biden sul Nord governato dalla milizia filo-iraniana degli Houthi facessero precipitare la situazione.

Ad oggi, nel Paese in cui, secondo le Nazioni Unite, negli ultimi anni si è verificata “la peggiore crisi umanitaria” del secolo, la condizione dei cittadini è irrimediabilmente peggiorata: aumenta il numero degli sfollati interni che non riescono ad accedere alle cure di base per motivi logistici o economici, aumentano le epidemie di colera che non è mai stato debellato, aumentano i morti per parti a rischio, diabete, disfunzioni renali.

Come riferisce Anees al-Ashbahi, portavoce del Ministero della Salute yemenita, che abbiamo incontrato all’ospedale materno-infantile Al-Sabaen della capitale Sana’a, “le conseguenze della malnutrizione in termini di tumori, diabete e altro ammontano a 7 miliardi e 500 milioni di dollari. Le perdite economiche stimate in Yemen per curare gli effetti collaterali per 350mila bambini malnutriti, in termini di tumori, problemi respiratori, diabete e problemi cardiaci, è pari, tra il 2021 e il 2030, a 6 miliardi e 500 milioni di dollari”. Queste cifre, rispetto agli standard internazionali sulle media della spesa sanitaria statale, ci restituiscono l’immagine di una situazione a dir poco catastrofica.