Yemen, la guerra del Mar Rosso

Hodeida, dall’inizio della guerra in Yemen, dieci anni fa, è la città-chiave per le milizie sciite Houthi che detengono il controllo del Nord: è porto commerciale e marittimo, il più grande del paese dopo Aden, ma è anche – soprattutto adesso – sede di dotazioni militari.

Il suo destino, dunque, è quello di essere bombardata: dai sauditi prima, durante la guerra, da americani, inglesi e israeliani, adesso che si è costituita la Coalizione in difesa della libera navigazione sul Mar Rosso. Da questa città gli Houthi lanciano le loro operazioni aeree – missili balistici e droni – e le loro incursioni e sequestri navali – con elicotteri e barchini kamikaze – contro navi battenti bandiera israeliana o dirette verso i porti israeliani, come Haifa.

Nei mesi successivi al 7 di ottobre 2023, gli Houthi hanno colpito diversi target ma soprattutto hanno sequestrato la nave commerciale battente bandiera israeliana “Galaxy leader”. La nave è ancora attraccata al molo del porto di Hodeida, mentre l’equipaggio è in arresto.

Ma Hodeida, oltre che essere la frontline della “resistenza” yemenita, è soprattutto una città di pescatori poverissimi che stanno pagando un costo molto alto per dieci anni di guerra. La loro vita è sotto la soglia della povertà: guadagnano massimo due euro al giorno e, se si ammalano, devono rivolgersi per forza all’ospedale pubblico, in pieno collasso. Se volessero ottenere di più, dovrebbero andare al largo, in acque territoriali non yemenite, rischiando arresti e ritorsioni da parte di diversi attori regionali. Le loro storie ci dicono tanto dei ricatti tra medie potenze per il controllo del Mar Rosso, tra l’Oceano Indiano e lo Stretto delle Lacrime che separa lo Yemen dal Corno d’Africa.