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Medio Oriente, si rischia una crisi energetica globale

“La rappresaglia israeliana in Iran potrebbe coinvolgere infrastrutture petrolifere, causando gravi ripercussioni sui mercati internazionali” - L’analisi dell’esperto

  • 3 ottobre, 22:07
06:40

L'esperto sul nucleare iraniano

SEIDISERA 03.10.2024, 18:27

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RSI Info 

“L’Iran non possiede un’arma atomica”, dichiara con fermezza Riccardo Alcaro, direttore di ricerca all’Istituto Affari Internazionali di Roma, sfatando uno dei principali timori che alimentano le tensioni tra Israele e il suo nemico in Medio Oriente. Eppure, la paura che Teheran possa sviluppare un’arma nucleare ha portato Israele a ipotizzare un attacco preventivo, ignorando in più occasioni le raccomandazioni del suo alleato più potente, gli Stati Uniti. Secondo l’esperto, “quello di cui dovremmo preoccuparci è un attacco mirato a colpire risorse strategiche in Iran”, che porterebbe a destabilizzare non solo la regione, ma l’intera economia mondiale, già fragile per altre crisi geopolitiche.

Il ruolo di Washington in questo scenario appare sempre più debole. Come sottolinea il corrispondente RSI dagli Stati Uniti Andrea Vosti, “il suo potere di condizionare le scelte di Israele sembra piuttosto limitato”. Nonostante l’amministrazione Biden abbia cercato di frenare l’escalation, invitando alla moderazione e protezione dei civili, le azioni militari israeliane contro Gaza e l’Iran continuano senza segni di cedimento.

L’aspetto centrale del confronto è proprio l’ipotesi di un attacco ai siti nucleari iraniani. Alcaro, però, smorza i toni allarmistici: “Anche se l’Iran possedesse un’arma atomica, non la userebbe contro Israele, a meno di una situazione estrema. Quello di cui dovremmo preoccuparci, piuttosto, è la rappresaglia israeliana”, che arriverà e non sappiamo quando dura possa essere.

Il problema, secondo Alcaro, è che l’amministrazione Biden non sembra in grado di esercitare una vera pressione su Israele. Il premier israeliano Netanyahu ha già ignorato diverse raccomandazioni da parte americana, tanto che gli Stati Uniti, di fatto, hanno spesso finito per supportare retroattivamente le scelte belliche di Israele. Il rischio più concreto, continua Alcaro, è che l’offensiva israeliana possa coinvolgere infrastrutture petrolifere iraniane, causando gravi ripercussioni sui mercati energetici globali.

La passività dell’amministrazione Biden appare ancora più incomprensibile se si considera il crescente malcontento dell’opinione pubblica americana, spiega l’esperto. Sebbene gli Stati Uniti abbiano storicamente sostenuto Israele, gli “orrori di Gaza” hanno scosso questo “consenso incondizionato”. “L’opinione pubblica americana non vuole vedere il proprio paese trascinato in una guerra con l’Iran che non ha pianificato e non cerca”.  L’influenza della lobby pro-Israele è innegabile, conclude Alcaro, ma non sembra sufficiente a giustificare un così evidente cedimento alle iniziative di un alleato imprevedibile come Israele.

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