Anche martedì notte svariati centri abitati ucraini - tra cui svariate metropoli in tutto il Paese - hanno subito pesanti bombardamenti russi. Sono state prese di mira la capitale Kiev, come pure Leopoli, al confine polacco, e Zaporizhia, a sud, secondo quanto riferiscono le autorità militari ucraine che non hanno segnalato vittime immediate.
"Nuovo massiccio attacco aereo sulla capitale", ha scritto l'amministrazione civile e militare di Kiev sul suo canale Telegram. Secondo le informazioni diffuse dall'amministrazione i droni esplosivi hanno attaccato la città a ondate da diverse direzioni. "Al momento non ci sono notizie di vittime, feriti o distruzioni", hanno aggiunto le autorità, segnalando che l'allerta è durata più di tre ore.
A Leopoli una "infrastruttura critica" è stata colpita da droni, ha scritto su Telegram il capo dell'amministrazione regionale, Maksym Kozytskyi, senza fornire ulteriori dettagli. Non sono stati segnalati feriti. Lo Stato Maggiore ucraino ha poi comunicato che 32 dei 35 droni lanciati dalle forze di Mosca sull'Ucraina durante la notte sono stati abbattuti dalla difesa contraerea.
L'amministrazione militare di Zaporizhia (a sud) ha dichiarato che la città e l'area circostante sono state oggetto di un "attacco massiccio" diretto contro obiettivi civili. Secondo le informazioni preliminari dello Stato Maggiore, sette missili S-300 sono stati sparati contro Zaporizhia e i suoi sobborghi. "Dopo una notte agitata e rumorosa, la situazione a Zaporizhia è stabile. Grazie a Dio non ci sono vittime e non sono stati colpiti edifici residenziali", ha scritto Anatoly Kourtev, segretario del Consiglio comunale, su Telegram.
L'Ucraina chiede i suoi prigionieri finiti in Ungheria
Lunedì Kiev ha accusato Budapest di aver bloccato l'accesso a un gruppo di prigionieri di guerra ucraini trasferiti in Ungheria dalla Russia attraverso l'intermediazione della Chiesa ortodossa russa e all'insaputa delle autorità ucraine. "Tutti i tentativi fatti dai diplomatici di Kiev negli ultimi giorni per stabilire un contatto diretto con questi prigionieri si sono rivelati infruttuosi", dichiara su Facebook il portavoce diplomatico ucraino Oleg Nikolenko.
Trasferiti in Ungheria l'8 giugno, questi 11 militari ucraini di lontana origine ungherese "sono di fatto posti in isolamento, non hanno accesso a fonti di informazione aperte, le comunicazioni con i parenti avvengono in presenza di terzi", condanna Nikolenko. "Questi atti di Budapest possono esser qualificati come una violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo", ha denunciato il portavoce.
La delegazione africana per la pace visita Kiev
Telegiornale 16.06.2023, 12:30