Dopo la condanna internazionale e dell'ONU in particolare, la giunta al potere in Myanmar (l'ex Birmania) ha ammesso e giustificato un attacco aereo compiuto martedì contro il villaggio di Pazigyi nella regione di Sagaing, attacco in cui sono rimasti uccisi forse 100 civili - certamente più dei 50 del primo bilancio - compresi donne e bambini. I feriti si contano a decine.
Era in corso la cerimonia di inaugurazione di un ufficio del braccio politico delle Forze di difesa popolare, oppositrici del Governo di Naypyidaw, quando dal cielo è stato bombardato il raduno, causando una strage. L'attacco secondo testimoni è stato poi ripetuto in serata, quando erano ancora in corso le operazioni di soccorso.
L'ONU ha espresso biasimo per la mancata osservanza del diritto internazionale nel proteggere i civili nelle ostilità, ma il Governo militare ha affermato di voler agire con fermezza contro "i terroristi" e accusato le Forze di difesa popolare di essere a loro volta responsabili dell'uccisione di monaci e insegnanti.
La zona a nord di Mandalay, seconda città del Paese, era già teatro da mesi di scontri fra gruppi ribelli e l'esercito, al potere nel Paese dopo il colpo di Stato del 2021 contro il Governo di Aung San Suu Kyi. Stando a un rappresentante di Amnesty International, gli attacchi aerei sono uno strumento a cui la giunta ha più volte fatto ricorso, colpendo anche i civili.