"L'escalation pericolosa" in Libano "si deve fermare". Lo ha detto il portavoce dell'ONU Stephane Dujarric, durante il briefing con i giornalisti. Dujarric ha parlato in relazione ai raid israeliani che hanno colpito postazioni di Hezbollah in Libano attraverso la Blue Line e ai lanci di missili partiti dal Libano in cui è rimasta uccisa una soldatessa di Israele. La recente escalation di violenza tra foze israeliane e il movimento islamista libanese Hezbollah è "pericolosa" e "si deve fermare", ha dichiarato il portavoce dell'ONU. Dujarric ha citato un comunicato della missione Unifil nel Libano Meridionale in cui si parla di scambi di artiglieria che hanno coinvolto anche "zone lontane dalla Linea Blu" che segna la demarcazione tra Libano e Israele.
Nelle ultime ore l’esercito israeliano ha colpito a più riprese il Libano, dove si infiamma lo scontro con Hezbollah, rilanciando i timori su un allargamento del conflitto al di fuori della Striscia di Gaza. I miliziani sciiti alleati dell'Iran hanno riversato "una pioggia di razzi" sul nord dello Stato ebraico, in particolare a Safed e Merom, località da cui sono sfollati molti residenti viste le continue minacce militari degli Hezbollah dal 7 ottobre scorso. Ad essere colpita questa volta è stata una base militare, dove è stata uccisa una soldatessa di 20 anni, Amer Sarah Benjo, mentre altri 8 sono stati feriti. Israele ha reagito colpendo con vasti attacchi in profondità nel territorio libanese, ben oltre la frontiera e il fiume Litani.
Finora lo scambio di colpi era rimasto piuttosto contenuto su questo fronte, causando comunque dall’inizio di ottobre quasi 250 morti in Libano e 16 in Israele.
Gli USA hanno subito lanciato un appello alla de-escalation, invocando la via diplomatica. Da Israele, il portavoce dell'ufficio del premier Ilana Stein ha ribadito che lo Stato ebraico "non è interessato ad una guerra su due fronti, ma se provocato risponderà con forza".
Il fronte più caldo della guerra in Medio Oriente resta naturalmente quello di Gaza. E continuano gli sforzi della diplomazia per raggiungere una tregua, almeno temporanea. Il presidente egiziano Al Sissi ha ricevuto al Cairo l’omologo turco Erdogan. Una visita rara, se pensiamo che il leader turco non si recava in Egitto dal 2012 e che tra i due capi di Stato i rapporti erano piuttosto tesi. Adesso però sembra tornato il sereno. Soprattutto perché gli interessi regionali convergono. Entrambi vogliono un cessate il fuoco a Gaza. La Turchia è schierata con forza per la causa palestinese, mentre l’Egitto teme l’arrivo di migliaia di profughi dal sud della Striscia. Al Cairo si sono incontrati anche il direttore della CIA, il capo del Mossad e il premier del Qatar, mentre domani è attesa una delegazione di Hamas.
Israele contro il Vaticano, "Parolin deplorevole su Gaza'
Intanto Israele replica ai tanti che, nella comunità internazionale, fanno notare che il diritto alla difesa dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre "non giustifica una carneficina" di civili nella Striscia di Gaza. A suscitare la reazione dello Stato ebraico sono state stavolta le parole del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che aveva invitato il governo israeliano a fermarsi, invocando una risposta "proporzionata" che "certamente con 30 mila morti non lo è". Parole che l'ambasciata israeliana presso la Santa Sede ha definito in una lunga nota "deplorevoli". "Giudicare la legittimità di una guerra senza tenere conto di TUTTE (in maiuscolo, ndr) le circostanze e i dati rilevanti porta inevitabilmente a conclusioni errate", ha avvertito l'ambasciata.
Macron: "Intollerabile" il numero di morti nella Striscia di Gaza
Gli appelli a Israele alla moderazione però si moltiplicano: anche il presidente francese Emmanuel Macron ha definito "intollerabile" il numero di morti nella Striscia di Gazae al telefono con Benyamin Netanyahu gli ha chiesto di "fermare l'operazione militare" a Gaza.
L'Italia: "Troppe vittime civili"
Sulla stessa linea, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che a sua volta aveva messo in guardia Israele da una "reazione sproporzionata" che "sta provocando troppe vittime civili". Roma continua a guardare alla soluzione "due popoli, due Stati" come l'unica duratura, ma nell'immediato preme per una de-escalation: "Bisogna sostenere il dialogo in Egitto per avere una sospensione dei combattimenti e liberare gli ostaggi", ha spiegato Tajani in riferimento ai colloqui in corso al Cairo per un accordo sulla tregua.
Israele: "Per ogni militante di Hamas ucciso hanno perso la vita 3 civili"
"Gaza è stata trasformata da Hamas nella più grande base terroristica mai vista", un progetto "attivamente sostenuto dalla popolazione civile locale - ha sostenuto l'ambasciata israeliana presso la Santa Sede -. I civili di Gaza hanno anche partecipato attivamente all'invasione del 7 ottobre, uccidendo, violentando e prendendo civili in ostaggio. Tutti questi atti sono definiti crimini di guerra". Al contrario, ha proseguito la sede diplomatica, le operazioni dell'Idf "si svolgono nel pieno rispetto del diritto internazionale". Per dimostrarlo, l'ambasciata ha fornito anche una cruda contabilità delle vittime palestinesi a Gaza mettendole a confronto con quelle delle operazioni militari occidentali del recente passato: "Secondo i dati disponibili, per ogni militante di Hamas ucciso hanno perso la vita tre civili. Tutte le vittime civili sono da piangere ma - si legge nella nota - nelle guerre e nelle operazioni delle forze NATO o delle forze occidentali in Siria, Iraq o Afghanistan, la proporzione era di 9 o 10 civili per ogni terrorista", in sintesi tre volte tanto.
Spiegazioni e calcoli che però non bastano al Vaticano: "Nessuno può definire quanto sta accadendo nella Striscia un 'danno collaterale' della lotta al terrorismo". L'Osservatore Romano ha scritto in un editoriale che la Santa Sede è sempre dalla parte delle vittime: "E dunque degli israeliani massacrati in casa nei kibbutz, degli ostaggi strappati alle loro famiglie, come dei civili innocenti - un terzo dei quali bambini - uccisi dai bombardamenti a Gaza". Il Vaticano riconosce "il diritto di Israele di assicurare alla giustizia i responsabili del massacro di ottobre" ma ribadisce che ciò "non può giustificare questa carneficina" e invoca "il necessario parametro della proporzionalità". "Tacciano le armi - conclude l'Osservatore - prima che sia troppo tardi per il nostro mondo sull'orlo dell'abisso".
Un video del leader di Hamas a Gaza
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Gaza, nuova proposta di tregua
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