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Rafah, il terrore degli sfollati palestinesi

“Siamo qui al confine con l’Egitto però dall’altra parte dell’Egitto il confine è già sbarrato, è tutto chiuso ci sono soldati dappertutto che stanno costruendo un altro muro” - La testimonianza

  • 14 febbraio, 05:49
  • 14 febbraio, 11:50

Situazione sempre più critica a Rafah

SEIDISERA 13.02.2024, 18:12

  • Sami Abu Omar
Di: Camilla Camponovo/RSI Info

Mentre si susseguono gli appelli internazionali contro l’invasione israeliana a Rafah, un milione e mezzo di palestinesi vive in condizioni deplorevoli. Ammassati in tendopoli, i rifugiati hanno uno scarso accesso ad acqua, cibo e carburante. Migliaia di famiglie vivono in preda al terrore dopo gli attacchi aerei che, negli ultimi giorni, hanno causato diverse vittime. Rafah, al confine con l’Egitto, era considerata l’ultima area sicura della Striscia di Gaza. Sin dalle prime settimane di guerra i palestinesi sono stati chiamati a lasciare le proprie abitazioni per dirigersi verso sud. Tra le persone ammassate nelle tendopoli, c’è anche Sami Abu Omar - un cooperante palestinese e coordinatore del centro culturale italiano di Gaza – e la sua famiglia.

Sami Abu Omar, da anni abiti nella Striscia di Gaza, dove ti trovi in questo momento? 

Ora mi trovo a Rafah. Sono nel sud della Striscia di Gaza, vicino al confine con l’Egitto. Vivo in una tenda di plastica perché è quello che sono riuscito a fare. Qui è difficile avere una tenda, è un lusso, però ne ho costruita una di plastica per la mia famiglia. Ora siamo in questa tenda e siamo in otto persone. Prima abitavo in un’altra città al sud, a Khan Younis, però l’hanno invasa e hanno distrutto tutto. Hanno bombardato anche casa mia. C’era un terreno di ulivi ed è stato tutto raso al suolo, ora non c’è più niente. Più dell’80% delle case nella Striscia di Gaza sono state bombardate.

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La tenda in plastica costruita da Sami Abu Omar per la sua famiglia, che ospita otto persone

  • Sami Abu Omar

Gaza: “se non rispondo al telefono...”

Modem 14.02.2024, 08:30

  • Keystone

Che cosa stai vedendo in questi in questi giorni a Rafah?

La situazione è drammatica, soprattutto qui a Rafah, è drammatica perché ci sono tanti sfollati. Secondo le stime delle Nazioni Unite sono tra 1’500’000 – 1’700’000 di persone. Praticamente sono tutti ammassati in questa piccola città dove prima abitavano soltanto 300’000 persone. Ora ci sono quasi 5 o 6 volte più persone. Dove vai, dove cammini ci sono le tende delle persone sfollate, soprattutto sulle strade, sui marciapiedi, nei campi agricoli, dappertutto ci sono tende.

E per voi non c’è nessun altro posto dove andare?

No, perché ora non sappiamo dove andare. Qui a Rafah siamo oltre un milione, siamo il 70% della popolazione della Striscia di Gaza e siamo in una piccola città, piccolissima. Siamo qui al confine con l’Egitto però dall’altra parte il confine è sbarrato, è tutto chiuso e ci sono soldati dappertutto che stanno costruendo un altro muro, ora diventeranno in totale tre i muri costruiti. 

Negli scorsi giorni Rafah è stata bersaglio di attacchi, ora però sono attesi bombardamenti ancora più intensi. Biden chiede a Israele di proteggere i più vulnerabili a Rafah. Ma c’è un modo per risparmiare i civili?

Sì, ma Israele non dà retta a nessuno. Praticamente tutta la gente di cui parlate sono sempre civili, bambini e donne che pagano un prezzo altissimo. E finora i morti sono più di 30’000, più del 98% sono civili, il 40% di loro sono bambini, altri 300 sono donne. Questa è la situazione, ma sono sempre loro a pagare un prezzo altissimo. Il mondo non ha voglia di fermare questo omicidio, qui stiamo assistendo ad una pulizia etnica, anche con l’aiuto dell’America e con l’aiuto dell’Europa perché nessuno dice loro di smettere o di cessare il fuoco.

La situazione disperata a Rafah

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