Orrore e guerra: essere ebrei dopo il 7 ottobre

La crisi globale scaturita dai sanguinosi attacchi compiuti da Hamas il 7 ottobre 2023 non rischia solo di ridisegnare il Medio Oriente, ma riporta anche alla luce un conflitto mai sopito attorno all’identità ebraica. Da una parte, infatti, si vuole identificare senza incertezze l’essere ebrei con lo Stato di Israele e col sostegno alle politiche dei suoi governi; dall’altra, si rivendica un’identità ebraica più ricca e articolata, prendendo le distanze dall’attuale operazione militare.

Un potenziale conflitto identitario che fa da filo conduttore all’intervista che ci ha rilasciato Sergio Della Pergola, demografo e professore all’Università ebraica di Gerusalemme, autore del recente saggio “Essere ebrei oggi. Continuità e trasformazioni di un’identità” (Il Mulino). In cui vengono forniti elementi di base per la discussione sull’ebraismo contemporaneo, contrastando con le informazioni pregiudizi e distorsioni.

E la domanda di fondo cosa significa essere ebrei oggi assume naturalmente nuova luce e nuovi contenuti dopo l’autunno del 2023. Essere ebrei oggi significa aderire in modo acritico all’operato del Governo Netanyahu? In un momento tanto drammatico della storia del paese, fino a che punto è consentito il dissenso, all’interno della società israeliana e tra gli ebrei della diaspore? E fino a che punto è permessa la critica verso lo Stato ebraico senza che si palesi l’ombra dell’antisemitismo? Fenomeno che nell’ultimo anno si è intensificato in tutto il mondo.

E infine, per capire quale impatto abbia avuto sulla comunità ebraica la brutale violazione del 7 ottobre, occorre addentrarsi nel significato profondo che Israele riveste per chi lo abita. Nella nostra chiacchierata partiamo proprio da questo significato, che Della Pergola ci spiega tra le righe raccontando la storia della sua famiglia. Esule in Svizzera durante la Seconda guerra mondiale.