Da quel sabato è cambiato tutto. “È aumentata l’insicurezza e l’antisemitismo: c’è stata una triplicazione dei casi di antisemitismo e i casi di antisemitismo fisico sono aumentati addirittura di dieci volte: non ce l’aspettavamo”. Molti “hanno scelto di togliere le mezuzah dalle porte o di rimuovere altri simboli che permettono di riconoscerli come ebrei”.
A parlare è il presidente della Federazione svizzera delle comunità israelite Ralph Friedländer; nelle sue parole, raccolte ritroviamo le ansie e i timori della diaspora ebraica elvetica alla viglia dell’anniversario dell’attacco del 7 ottobre.
“Mi ha veramente sorpreso, e sgomentato, il fatto che un attacco del genere sia potuto accadere”, racconta il presidente, “mi è dispiaciuto molto per i giovani del Nova Festival e per la popolazione civile nei Kibbutz”. D’allora, si è intensificata “la preoccupazione per Israele, per i propri familiari e i propri amici in Israele: molti si sono chiesti come reagire e che cosa fare”.
La Federazione svizzera delle comunità israelite non si esprime sulla politica israeliana, non è suo compito, afferma. Il suo congresso ha tuttavia adottato una risoluzione. “Contiene la solidarietà con la popolazione di Israele e ovviamente anche la nostra empatia”, spiega Friedländer. “Simpatia per le vittime palestinesi ed altre; chiaramente però diamo la colpa all’organizzazione terroristica di Hamas, sono loro che hanno incendiato il mondo un anno fa.”
Manifestazioni in ricordo delle vittime
Celebrazioni nella sinagoga di Berna
Domenica in Svizzera numerose persone hanno commemorato le vittime dell’attacco condotto dalle milizie palestinesi di Hamas. Circa 200 persone si sono recate alla sinagoga di Berna e quasi 500 di fronte la sede dell’ONU di Ginevra.