Quasi ventitré miliardi di dollari per il controllo dei principali porti del Canale di Panama, Balboa e Cristobal, alle due estremità dei circa 80 chilometri di percorso che collega il Pacifico con l’Atlantico. Tanto sborserà un consorzio guidato dalla società USA di gestione fondi BlackRock, che li ha acquistati dalla CK Hutchison, il più grande operatore portuale privato del mondo, con sede a Hong Kong e di proprietà del miliardario cinese novantaseienne Li Ka-shing. Quando la notizia si è diffusa l’azione del gruppo è balzata in alto di oltre il 20% alla Borsa di Hong Kong.
Nel suo discorso notturno al Congresso, Donald Trump ha salutato l’operazione come un successo USA e il primo passo verso quel recupero del Canale che la sua amministrazione si è impegnata a compiere, per contrastare l’egemonia della Cina. Aperto nel 1914, il Canale di Panama era sotto diretto controllo americano fino al 1999, quando gli Stati Uniti lo hanno restituito al governo panamense. Da allora continua ad essere un’arteria vitale per il commercio a stelle strisce: tre quarti delle navi che vi transitano (oltre 12’000 solo lo scorso anno) provengono o sono destinate agli USA.
“Subite pressioni dalla Casa Bianca”
Nel pacchetto non ci sono solo i due porti, ma anche l’80% della partecipazione di CK Hutchison in Hutchingson Ports, conglomerato che controlla 43 porti in 23 paesi del mondo, con 199 punti di attracco. L’amministratore generale, Frank Sixt, ha detto che la vendita è il risultato di un processo puramente commerciale, ma è stato smentito nella mattinata di oggi (mercoledì) dal Ministero degli esteri cinese, secondo cui l’operazione è stata condotta sotto forti pressioni della Casa Bianca. Pechino ribadisce di sostenere “la sovranità di Panama sul Canale e si impegna a supportare lo status del Canale come via d’acqua internazionale permanentemente neutrale”.
Il segretario di Stato Rubio ha denunciato giorni fa la crescente presenza cinese a Panama (e in altri punti strategici del commercio mondiale) come una violazione degli impegni alla neutralità e all’apertura della via d’acqua contenute negli accordi con cui ha restituito il Canale ai panamensi. Pechino smentisce categoricamente e teme l’esatto contrario, ovvero che gli USA vogliano prendere il controllo degli snodi del commercio mondiale per imporre a tutti le loro condizioni.
Il portavoce del Ministero degli esteri ha sottolineato che “la Cina supporta le sue imprese, comprese quelle di Hong Kong, negli investimenti e nello sviluppo delle attività all’estero. E tutti i Paesi dovrebbero fornire un ambiente equo e giusto per le imprese in questione”. Pertanto, “ci opponiamo all’uso di coercizione e pressione nelle relazioni economiche e commerciali internazionali”.
Una cosa tutto questo sembra dire: il metodo Trump delle relazioni internazionali funziona, almeno per ora. La Casa Bianca non avrà bisogno di spedire le truppe o di fomentare colpi di Stato. Basta alzare un po’ la voce.