Guerra Israele-Hamas: il punto

Primi aiuti umanitari per Gaza, ma la tensione resta alle stelle

Esortazioni da più parti affinché il valico di Rafah resti aperto – Circa 200 ostaggi sempre prigionieri nella Striscia – Lo Stato ebraico prepara l’invasione

  • 21 ottobre 2023, 18:13
  • 25 settembre, 12:35
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Entrano a Gaza i primi camion carichi di aiuti umanitari

  • Reuters
Di: Agenzie/ludoC 

Gli Stati Uniti hanno esortato sabato tutte le parti coinvolte nel conflitto israelo-palestinese e nella guerra tra Israele e Hamas a mantenere aperto il valico di frontiera di Rafah, tra l’Egitto e Gaza, dopo l’ingresso del primo convoglio umanitario nella Striscia.

“Esortiamo tutte le parti a mantenere aperto il valico di Rafah in modo che gli aiuti essenziali per il benessere della popolazione di Gaza possano continuare a essere consegnati”, ha dichiarato il Segretario di Stato Antony Blinken in un comunicato, dopo essere tornato da un viaggio in Medio Oriente. Il valico in questione è l’unico passaggio verso la Striscia di Gaza che non è controllato da Israele.

“L’apertura di questa essenziale via di rifornimento è il risultato del totale coinvolgimento diplomatico degli Stati Uniti nella regione e di un accordo raggiunto dal presidente Biden con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sissi, durante la sua recente visita storica in Israele, mercoledì”, ha sottolineato Blinken.

Pur “accogliendo con favore” questo primo convoglio umanitario, il capo della diplomazia statunitense ha lanciato un avvertimento. “Siamo stati chiari: Hamas non deve interferire con la fornitura di assistenza vitale. I civili palestinesi non sono responsabili dell’atroce terrorismo di Hamas”.

1’400 morti in Israele, oltre 4’300 fra i palestinesi di Gaza

La guerra tra lo Stato ebraico e il movimento nazionalista palestinese e islamista è iniziata due settimane fa: il 7 ottobre, Hamas ha sferrato un attacco senza precedenti contro Israele, lanciando migliaia di missili e penetrando nel paese con miliziani armati. Un attacco che ha causato circa 1’400 morti in Israele.

Lo Stato ebraico ha per parte sua risposto assediando la Striscia di Gaza e attraverso molteplici bombardamenti aerei. I morti fra i palestinesi sono ormai quasi 4’400. Un numero altissimo che non era mai stato raggiunto nelle precedenti operazioni contro Hamas nella Striscia di Gaza. D’altra parte, anche l’attacco contro Israele è stato quello che ha causato più morti dalla nascita dello Stato, nel 1948.

Nella Striscia di Gaza, Hamas detiene ancora circa 200 ostaggi israeliani. I primi due sono stati liberati ieri sera (venerdì): si tratta di due donne, madre e figlia, di nazionalità statunitense e israeliana. La loro liberazione è stata resa possibile anche grazie alla mediazione del Qatar.

Anche l’ONU ha esortato a salvaguardare la sorte dei civili palestinesi attraverso la fornitura di aiuti e condannando l’assedio definendolo contrario al diritto internazionale. Le Nazioni Unite hanno pure reiterato l’appello “alla liberazione immediata e senza condizione” di tutti gli ostaggi.

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Gaza, entrano i primi aiuti umanitari

Telegiornale 21.10.2023, 12:42

L’ira del mondo arabo

I leader palestinesi, giordani ed egiziani riuniti in Egitto - insieme al presidente del Consiglio europeo Charles Michel e all’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell - hanno chiesto un “cessate il fuoco” tra Israele e Hamas e una “soluzione” al conflitto israelo-palestinese che dura ormai da 75 anni.

Il re Abdallah II di Giordania ha protestato per il fatto che “il mondo tace”, considerando questo silenzio come un “messaggio molto pericoloso” che “il mondo arabo sente chiaramente” sul valore delle vite palestinesi rispetto a quelle israeliane. Venerdì, decine di migliaia di persone hanno manifestato nei Paesi arabi e musulmani in solidarietà con i palestinesi.

Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, ha ribadito il suo messaggio: “Non lasceremo” i territori palestinesi, mentre il Cairo e Amman hanno puntato il dito contro l’evacuazione degli abitanti di Gaza nel sud della Striscia richiesta da Israele.

I leader arabi considerano questa richiesta come un primo passo verso “uno spostamento forzato” verso il Sinai egiziano che, secondo Abbas, equivarrebbe a “una seconda Nakba (catastrofe in arabo)“, riferendosi allo spostamento di 760’000 palestinesi quando Israele fu creato nel 1948. Secondo le Nazioni Unite, almeno un milione di cittadini della Striscia di Gaza sono finora stati sfollati dalle loro abitazioni.

Nella Striscia vivono attualmente oltre 2 milioni di persone, in un territorio fra i più densamente popolati al mondo, lungo meno di una cinquantina di chilometri e largo fra i 6 e i 12 chilometri.