"Mamma sto bene". "Sono vivo". "Non vedo l’ora di tornare a casa". "Tua figlia è nata, tre mesi fa". Sono solo alcuni dei messaggi che in questi mesi il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha raccolto nelle carceri ucraine, dove sono detenuti i soldati russi. Chiamati in gergo salmat, sono l’unico sottile canale di comunicazione attivo tra i familiari. A loro volta, i prigionieri possono ricevere aggiornamenti da casa.
"Tra i diritti previsti per i prigionieri di guerra", ci spiega Jesus Serrano, responsabile della comunicazione per il CICR in Ucraina, "c’è quello di rimanere in contatto con la propria famiglia, è un aspetto molto importante per entrambe le parti". Nutrono infatti speranze e danno una prospettiva per il futuro.
Gli scritti non devono fornire informazioni sensibili e non devono contenere considerazioni politiche. Un aspetto fondamentale per il CICR, che in qualsiasi teatro di guerra si presenta neutrale. "Il nostro mandato di essere imparziali, indipendenti e neutrali ci ha permesso di visitare le prigioni, di seguire gli spostamenti dei detenuti e di valutare la loro situazione, come ad esempio se hanno sufficiente cibo, se hanno coperte, ecc.", ci spiega sempre Serrano. "Non possiamo fornire dettagli di queste visite, se notiamo che qualcosa non va, andiamo a parlare in maniera confidenziale e bilaterale con le autorità".
Aspettando notizie
Il CICR è infatti l’unica organizzazione che ha diritto di visitare queste strutture e valutare le condizioni delle persone detenute. Dall’inizio della guerra, è riuscito a fornire informazioni e aggiornamenti a 4'500 famiglie coinvolte direttamente o indirettamente nel conflitto. E sono molte le storie da raccontare. "Abbiamo dei casi veramente toccanti", continua, "c’è il padre di un prigioniero di guerra finito nelle mani russe che vive in un piccolo paese ucraino dove la rete telefonica viene e va, ci ha raccontato di passare le giornate sul tetto di casa nel tentativo di agganciare la rete per vedere se noi lo abbiamo contattato per fornirgli informazione sul figlio". Piccoli spaccati di umanità, che raccontano i tanti e diversi risvolti della guerra.
Dove nessuno può andare
E tra questi, anche la quotidianità di molte persone confrontate con la mancanza di qualsiasi cosa, acqua, cibo, generi di prima necessità. Proprio recentemente un convoglio di aiuti umanitari del CICR ha raggiunto Kostiantynivka e Chasiv Yar, che si trovano non lontano da Bakhmut, dove sono in corso da settimane pesanti bombardamenti. “Ho nella mente l’immagine di questa signora”, ci racconta sempre il responsabile della comunicazione per il CICR in Ucraina, "che quando ha visto arrivare il camion del CICR, si è messa a piangere, e tutto è avvenuto mentre echeggiavano i suoni dei bombardamenti e delle sirene di allarme”.
Il convoglio che ha portato 17 tonnellate di cibo, una tonnellata di articoli per l’igiene e più di 10'000 litri di acqua capaci di rifornire la popolazione per dieci giorni si è mosso "tra villaggi fantasma, dove la vastità della distruzione è scioccante". "Abbiamo visto case distrutte, persone che vivono sottoterra, negli scantinati e che hanno bisogno di tutto…". In 10'000 circa si trovano in questa situazione, non possono o non vogliono lasciare il posto in cui sono cresciuti, dove manca qualsiasi bene di prima necessità: dal sapone, allo shampoo, al dentifricio, diventati veri e propri oggetti di lusso.
Il potere della neutralità
Quest’anno il CICR ha stanziato un budget di 352 milioni di dollari per affrontare la guerra in Ucraina, la spesa più importante per l’organizzazione. Organizzazione che proprio quest’anno ha lanciato un appello ai donatori, sempre meno, ed è confrontata di conseguenza con una crisi di liquidità. “Il CICR ha suonato il campanello di allarme, anche perché l’inflazione e l’aumento generale dei prodotti di base pesano sulle casse dell’organizzazione; una situazione che non interessa solo l’Ucraina, ma anche altri paesi come Yemen, Siria, Afghanistan e Myanmar”.
Jesus Serrano
Il CICR ha una storia centenaria. Quest’anno compie i suoi 160 anni di esistenza. Sotto la sua bandiera, si sono svolte innumerevoli operazioni. La neutralità è sempre stata la sua forza. "La neutralità", conclude il nostro interlocutore, "è un concetto che oggi non piace, viviamo in un mondo polarizzato; quello che facciamo noi è difficile da capire per alcuni, soprattutto durante un conflitto. Ma solo grazie a questa nostra neutralità che siamo stati in grado di assistere molte persone durante i conflitti armati".
CICR: too big to fail?
Modem 29.03.2023, 08:30
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