"Per l'Occidente il 9 maggio è la vittoria comune con l'URSS sulla Germania, per i Paesi dell'est invece è la data dell'invasione sovietica, dei colpi di Stato, delle epurazioni politiche e la fine delle esperienze democratiche fra le due guerre, mentre per la Russia, infine, è la vittoria contro il nazismo, dove però l'apporto degli Alleati è stato completamente cancellato", così l'ex ambasciatore svizzero a Mosca, Yves Rossier alla RSI, commentando il giorno delle celebrazioni. "E quindi credo sia molto simbolico da parte dell'Ucraina dire, primo, che l'armistizio lo festeggiamo l'8 maggio come gli Occidentali, e secondo, che il 9 maggio non festeggeremo la stessa cosa dei russi, ma festeggeremo la giornata dell'Europa, perché è in Europa che vogliamo entrare... come si vede siamo nel simbolico, ma il simbolico è molto importante in politica".
"È forse per questo che il potere russo parla molto di nazismo quando parla di Ucraina, proprio per fare un legame teorico o simbolico - per quanto artificiale - tra la Seconda guerra mondiale e la guerra di oggi", prosegue Rossier.
Ed è proprio Putin a rilanciare con grande sfarzo il 9 maggio, lui che di parate ne ha viste passare una ventina: l'apogeo nel 2005, quando sulla Piazza rossa erano presenti molti capi di Stato; 18 anni dopo è tutto cambiato.
"Notiamo che oggi la celebrazione è stata ridotta, c'è molto nervosismo, ci sono state azioni militari sul territorio russo, e infine, che lo si voglia o no, questa guerra non è popolare fra la popolazione russa. E ciò spiega questa costante vittimizzazione della Russia, che cerca così di rinsaldare il morale... tuttavia questa guerra ha già ucciso più russi del conflitto in Afghanistan, durato 10 anni. E le bare continuano ad arrivare in Russia. Credo che questo prima o poi avrà un impatto".