La Cina "replicherà" a eventuali sanzioni europee contro le sue imprese. Lo ha detto il ministro degli Esteri cinese Qin Gang a Berlino in conferenza stampa con la sua omologa tedesca Annalena Baerbock. La Cina e le imprese russe "hanno delle relazioni normali di cooperazione", ha aggiunto.
L'affermazione del ministro degli Esteri cinese fa seguito all'azione della Commissione Europea che ha consegnato ai rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri un piano per arginare l'elusione delle sanzioni già adottate finora, che prevede anche la proposta di aggiungere alla lista nera una manciata di aziende cinesi, ritenute colpevoli di fornire a Mosca tecnologia "a doppio uso" già vietata.
Pechino: "A rischio cooperazione UE-Cina"
Pechino ha risposto, così, a stretto giro. "Se le indiscrezioni si rivelassero vere, tali azioni minerebbero seriamente la fiducia reciproca e la cooperazione UE-Cina", ha tuonato il portavoce del ministero degli Esteri. "Bruxelles non dovrebbe commettere errori, altrimenti la Cina sarà costretta a proteggere con forza i suoi diritti e interessi legittimi".
Il Financial Times: "Le aziende nel mirino sono 8"
Secondo il Financial Times, le aziende nel mirino sono 8 e alcune di queste sono state già sanzionate dagli USA. "Questo pacchetto si concentrerà sull'attuazione delle sanzioni, sulla loro efficacia e su come evitarne l'elusione", ha dichiarato il portavoce della Commissione Eric Mamer, senza aggiungere altri dettagli. La proposta sarà discussa dagli ambasciatori UE mercoledì prossimo.
Nel mirino UE anche Stati come Turchia ed Emirati Arabi Uniti
Il piano - oltre alle aziende cinesi, tra le quali 3HC e King-Pai - prende in esame anche altri Paesi che hanno visto aumentare pesantemente il loro export verso la Russia da quando sono state varate le varie sanzioni; i funzionari europei si lamentano del fatto che Stati come la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti nonché i Paesi ex sovietici del Caucaso e dell'Asia centrale abbiano visto un enorme aumento dell'import delle merci proibite. L'escamotage potrebbe allora essere quello di creare un meccanismo per consentire di limitare l'esportazione di determinati beni verso Paesi terzi (o aziende) sospettati di fungere da tramite con la Russia, semplificando di molto le procedure già esistenti.
Difficile raggiungere l'unanimità sulle misure
Il pacchetto va approvato all'unanimità e c'è sempre il rischio che all'ultimo metro qualche Paese si metta di traverso. "Stiamo raggiungendo il limite di quanto si possa fare con le regole attuali", spiega una fonte diplomatica. Ed è per questo che non c'è traccia di misure ulteriori: né sui diamanti (il Belgio ha remore e chiede la discussione al livello di G7) né ad esempio sul nucleare (l'Ungheria metterebbe il veto ed è stata chiara); persino la revisione del tetto al prezzo del greggio russo via nave latita, dato che la questione ormai è in discussione pure al G7 e gli USA non vogliono giri di vite, temendo contraccolpi sul mercato globale. Così restano sul tavolo azioni correttive: si parla ad esempio di abolire le eccezioni concesse all'oleodotto Druzhba oppure d'impedire il transito in Russia di alcune merci.
Gli effetti indesiderati? Spingere altri Paesi verso la Cina o la Russia
L'operazione - che si avvicinerebbe al concetto di sanzioni secondarie sempre respinto da Bruxelles - potrebbe creare effetti indesiderati. Come alienare i Paesi accusati di aggirare le sanzioni. "Dobbiamo trovare un equilibrio, per evitare di spingere questi Paesi verso la Cina o la Russia", sottolinea un funzionario europeo.
09.05.2023: Sanzioni in vista contro la Cina