Le decisioni di Russia e Arabia Saudita, i due principali produttori mondiali dopo gli USA, di tagliare la produzione per sostenere i prezzi hanno portato il petrolio ai massimi da novembre.
L'aumento è stato di quasi due punti percentuali sia per il greggio USA, i cui future sono arrivati sopra gli 87 dollari al barile, sia per il Brent europeo, che ha superato quota 90 dollari.
Riad ha esteso il taglio alla sua produzione di greggio di un milione di barili al giorno per altri 3 mesi, da ottobre fino a fine anno. A stretto giro anche la Russia ha annunciato di ampliare i suoi tagli alla produzione pari a 300'000 barili al giorno, dopo i 500'000 in agosto.
Per Mosca viene segnalata la necessità di recuperare entrate per sostenere le spese dell'invasione in Ucraina. Con prezzi troppo bassi sarebbe impossibile: i ricavi russi dalle esportazioni di petrolio in maggio sono infatti scesi a 13,3 miliardi totali, in calo del 36% rispetto allo stesso periodo del 2022.
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