Da una parte una giovane giornalista italiana, dall’altra un ricercatore iraniano. Gli arresti di Cecilia Sala in Iran e Mohamed Abedini in Italia, come è parso chiaro fin da subito, sono strettamente legati.
Il rilascio della reporter non costituisce solo la prima volta che un detenuto occidentale viene liberato così in fretta dall’Iran, ma è anche la prima volta che “un occidentale viene arrestato a distanza di pochissimo tempo dalla sua controparte iraniana”. Fa notare l’analista geopolitico Nima Baheli ai microfoni della RSI.
L’Iran, però, continua a negare che ci sia una correlazione diretta tra l’arresto di Sala e quello di Abedini. Secondo l’esperto, sarebbe una narrazione portata avanti per evitare un “impatto negativo sull’immagine pubblica del Governo italiano”. Governo che ha dato avvio agli eventi arrestando Abedini. La scelta di non ammettere un legame potrebbe dunque riguardare “i contatti informali e riservati che sono stati fatti a livello di intelligence”.
L’Iran voleva mandare un messaggio ai Governi occidentali
La vicenda ha avuto un grande impatto mediatico, ma per l’esperto non ha avuto un particolare ruolo nella velocità di rilascio di Cecilia Sala. Quest’ultima è stata però scelta proprio perché molto seguita e l’Iran intendeva “colpire l’opinione pubblica italiana”.
La ragione dietro alla tempestività sarebbe quella di “riuscire a chiudere questo caso entro la fine di gennaio, sapendo che, una volta superato quel termine, la questione sarebbe diventata molto più complicata”, indica Baheli. Il 20 gennaio, infatti, Donald Trump si insedierà alla presidenza degli Stati Uniti e, notoriamente, la sua è una strategia di massima pressione nei confronti della Repubblica islamica.
Con l’arresto di Cecilia Sala, l’Iran ha quindi voluto mandare “un messaggio alle cancellerie europee, per spronarle a non seguire la strategia di massima pressione. Pena: ricadute sui loro cittadini in Iran”.
L’Iran si aspetta un ruolo di mediazione da parte dell’Italia
E ora? L’Iran cosa si aspetta? Prima di tutto che “Abedini non venga estradato negli Stati Uniti e che gradualmente venga rimpatriato in Iran”, prosegue Baheli. In secondo luogo, il Paese si attende che l’Italia ricopra un ruolo di mediazione tra l’Iran e la futura amministrazione Trump come anche nei confronti dell’attuale potere politico a Damasco.
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Merito della Meloni o dell’intelligence italiana? “Un lavoro di squadra”
Ma a chi va il merito della liberazione di Cecilia Sala? “Dopo un’iniziale non perfetta gestione della situazione, quando non ci si rese conto che un arresto avrebbe potuto creare una reazione iraniana, si è fatto un ottimo lavoro di squadra”, afferma Baheli. La premier italiana Giorgia Meloni ha “utilizzato i suoi rapporti personali con Elon Musk per poter influire su una non estradizione di Abedini negli Stati Uniti”, dall’altra il generale Giovanni Caravelli, il capo dell’AISE, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, ha “messo in campo i contatti di lunga data che erano stati utilizzati già in passato per velocizzare la gestione di questo dossier, portandolo direttamente sul tavolo della Guida Suprema”.
RG 12.30 del 09.01.2025: Il servizio di Monica Fornasier sul caso Abedini
RSI Info 09.01.2025, 12:30
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L'Iran libera la giornalista Cecilia Sala
Telegiornale 08.01.2025, 20:00